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Il mondo delle pubbliche assistenze a Firenze

Iniziamo con le domande di rito: chi sei e di cosa ti occupi?

Mi chiamo Cosimo Savelli, sono fiorentino, ho 21 anni e sono volontario di una pubblica assistenza a Firenze. All’interno dell’associazione svolgo attività di ambito emergenziale, ovvero assistenza alle persone durante le emergenze sanitarie (banalmente quelli che arrivano quando chiami il 118), e altre attività più inerenti alla sfera dei servizi sociali quali l’assistenza ai senza tetto o il trasporto di diversamente abili o bisognosi nelle strutture apposite.


Quali sono le principali difficoltà che incontrate nello svolgere i vostri compiti?

La regola fondamentale di questa attività è “non sai mai chi hai davanti”, sicuramente spesso la scarsità di informazioni che ci vengono fornite nel momento in cui arriviamo sul posto è un grande problema: quando si arriva sul luogo muniti solo di una descrizione approssimativa dei fatti e ci si ritrova davanti ad uno scenario non corrispondente si hanno delle difficoltà ad intervenire con efficacia. Questo tipo di casistiche vanno spesso a braccetto con una scarsa educazione civica: pochi sanno come funziona effettivamente il servizio di risposta del 118 e di conseguenza capita di intervenire su chiamate effettuate a sproposito (come ad esempio chi chiama per informazioni su delle visite) o di ricevere indicazioni sbagliate circa il luogo in cui recarsi.


Durante l’emergenza Covid la difficoltà maggiore è stata quella di intervenire utilizzando correttamente i dispositivi di protezione individuale: non essendo strumenti di uso comune (generalmente questi tipi di interventi prima venivano effettuati solamente da professionisti dell’ASL) all’inizio in pochi sapevano come indossarli. Molti volontari inoltre non se la sono sentita di continuare la propria attività (chi perché aveva persone anziane a casa chi per altri motivi), mentre chi è rimasto ha dovuto reimparare le regole di intervento da capo: vi è stato un protocollo da imparare il quale però cambiava spesso soprattutto all’inizio poiché non si sapeva bene cosa fosse il virus. Alcune associazioni e misericordie hanno addirittura inviato volontari nell’occhio del ciclone (soprattutto in Lombardia) a dare man forte alle associazioni locali.


A Firenze la difficoltà maggiore è stata come detto l’indossare i dispositivi di protezione, intanto perché come accennato bisognava imparare ad indossarli, e poi perché con questi addosso si soffriva il caldo e diventava fisicamente difficile intervenire (basti pensare al sudore o alla visiera appannata).


Prima del virus quali erano invece le emergenze che vi trovavate più spesso ad affrontare

Noi abbiamo tre postazioni di emergenza: una in centro a Firenze, una nella zona nord-est della città ed una nella zona sud del centro storico. Sono tre postazioni in aree abbastanza popolate, la postazione infermieristica (quella di nord-est) interviene sulle problematiche più rilevanti dal punto di vista clinico o quelle che comunque richiedono un intervento più immediato, le altre due invece sono più di “basic life support”: supporto vitale di base con defibrillatore a bordo. In queste puoi trovare veramente un po’ di tutto: possono capitare incidenti stradali, malori, ictus, ubriachi (tanti soprattutto il venerdì e sabato notte, di capodanno o halloween possono capitare anche 13/14 interventi in un turno che va da mezzanotte alle otto di mattina), aggressioni a mano armata (spesso alcool e coltelli vanno a braccetto), aggressioni domestiche (soprattutto di sabato e domenica sera). Con il virus la mole di lavoro è diminuita passando da 6/7 interventi a turno a massimo un intervento al giorno anche se ora abbiamo già ripreso il ritmo.


Mi parlavi anche di assistenza ai senza tetto

Si, si tratta di un progetto del comune di Firenze: operiamo assieme ad altre associazioni e ci occupiamo di distribuire generi di prima necessità (pasti, vestiti, acqua). L’assistenza avviene in base alle necessità, ad esempio se queste sono importanti di concerto con il referente del comune proponiamo agli assistiti di passare la notte in un dormitorio comunale, ciò avviene ad esempio per le donne o per persone finite recentemente per strada. Con l’emergenza Covid accompagnare le persone in queste strutture non è più stato possibile, ma il servizio di assistenza non si è mai interrotto.


Qual è la necessità di posti letto nei dormitori? Quante persone si riescono ad ospitare?

Il numero preciso di posti letto non te lo so dire, tuttavia i dormitori sono ubicati uno nella zona sud-est ed uno in pieno centro (ve ne sono anche altri come ad esempio quelli specifici per donne o quelli della Caritas ma i principali sono questi). In queste strutture vi sono sia residenti fissi che persone di passaggio, le condizioni per poter stare lì sono veramente minime (non rompere niente, non consumare stupefacenti all’interno dei locali…) e si hanno a disposizioni posti letto, pasti caldi, docce…


Durante il virus i senza tetto come se la sono cavata senza i dormitori?

Vi sono stati vari episodi scandalosi come ad esempio dei senza tetto venuti in sede da noi dopo aver ricevuto delle multe per violazione della quarantena, in generale la situazione si è fatta complicata perché oltre a chi si è ammalato banalmente la mancanza di passanti ha tagliato anche quella che per molti è una fonte di sostentamento, ovvero l’elemosina (si pensi ad esempio a chi vive suonando per strada). Sicuramente è aumentata l’importanza dell’assistenza: i dormitori non sono stati chiusi ma ne è stato chiuso l’accesso ai nuovi arrivi, pertanto chi è rimasto fuori ha avuto bisogno di maggiori aiuti, bisogno a cui abbiamo risposto con un aumento dei turni. La crisi economica inoltre ha spinto per strada gente che prima aveva un tetto.


Mi hai accennato per messaggio di un progetto di sostegno ai sex-workers

Si, con degli amici abbiamo avuto l’idea di provare a vedere se si possa tirare su un qualcosa di sostegno a questa categoria abbastanza ignorata, ma si tratta di un progetto allo stato embrionale. L’idea è nata ispirandoci a una realtà bolognese, come ti ho accennato noi affrontiamo il tema delle donne che vivono per strada ma non quello delle donne che per strada ci lavorano, eppure qualcosa si potrebbe fare come ad esempio fornire preservativi.

Si ringraziano per la disponibilità Cosimo Savelli e la Pubblica Assistenza Fratellanza Militare di Firenze tutta.

È possibile contattare l’associazione dal sito della stessa linkato qui.

Referenze

I La foto di copertina dall’articolo è stata realizzata dall’intervistato stesso

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