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Immagine del redattoreGiovanni Andrea Cerrina

Tor Bella Monaca raccontata da chi la abita

Lo scorso 16 giugno mi sono recato a Tor Bella Monaca, uno dei quartieri più famosi di Roma (situato nel VI Municipio), per intervistare una ragazza residente e attivista nel territorio. Il motivo per cui l’abbiamo intervistata è per farci scoprire questo quartiere oltre gli stereotipi: per farci raccontare delle realtà locali, dei problemi e dei progetti che lei e altri ragazzi portano avanti in un territorio spesso al centro dell’attenzione mediatica.

Così ci siamo incontrati davanti alla struttura che lei e altri ragazzi stanno cercando di far diventare una biblioteca, a via Francesco Merlini 33, e da lì ci siamo spostati in un bar per svolgere l’intervista.

Iniziamo con le domande di rito: chi sei e cos’è la tua associazione?

Sono Veronica Latini, ho 20 anni, studio giurisprudenza e faccio parte di un comitato (ancora da registrare) chiamato “Per la biblioteca che non c’è”, il quale promuove l’istituzione di una biblioteca nel quartiere di Tor Bella Monaca”.


L’idea della biblioteca come è nata?

La biblioteca già esisteva, l’idea di creare il comitato, per portare il municipio a riprendere in mano il progetto, mi è venuta recentemente: passandoci spesso mi sono resa conto che i lavori erano in stallo da più di quindici anni. Il motivo per cui i lavori sono fermi non è ancora chiarissimo, essendo l’idea recente ancora dobbiamo fare la richiesta della documentazione, tuttavia pare che i lavori furono fermati poiché non si capiva bene se la struttura sarebbe dovuta essere destinata a un centro anziani o appunto alla biblioteca.


Nata l’idea ho cercato gente che potesse aiutarmi a creare questo comitato, finché non ho trovato un ragazzo di nome Andrea Russo (attivista in realtà sociali come la CGIL), il quale mi ha aiutata a trovare altra gente, tra cui alcuni presidenti di associazioni locali già esistenti come l’Associazione 21 Luglio e un consigliere municipale di nome Dario Nanni.

Nato il comitato siamo arrivati a parlare con l’attuale assessore municipale alla cultura, ma causa quarantena abbiamo dovuto sospendere temporaneamente le nostre attività.


I progetti futuri sono quelli di riprendere con una campagna di sensibilizzazione e di cercare di dare una mano al municipio nella definizione del progetto. La giunta municipale è in realtà già in possesso di una pianta e già ha più o meno un’idea di cosa vorrebbe fare, ovvero renderla una biblioteca principalmente per bambini delle elementari (Ndr. La struttura è attaccata a una scuola elementare). Contrariamente noi vorremmo che questa fosse indirizzata a un pubblico più ampio, anche perché sarebbe sostanzialmente l’unico posto con questa funzione esistendo attualmente in zona due aule studio ma nessuna biblioteca. Inoltre vorremmo che si creasse anche un luogo di aggregazione tramite un aumento dell’illuminazione (necessario in realtà in tutto il quartiere poiché è attualmente scarsa e spesso viene a mancare per via dei frequenti blackout) e la creazione di un chioschetto che possa rimanere aperto oltre l’orario di chiusura della biblioteca. Ovviamente in tutto ciò servirà anche la collaborazione di Biblioteche di Roma.


Il progetto era già avviato ma da quanto mi hai detto avete ancora poche informazioni sulla sua interruzione: cosa avete scoperto finora?

Sulla biblioteca era già stato fatto un bilancio consultivo generale, ma questo fu sbagliato di circa 300.000€ su un totale di 700.000€, probabilmente perché sottostimarono l’entità dei lavori di ristrutturazione necessari alla struttura (che non fu mai ultimata). Una volta resisi conto dello sbaglio hanno rinviato il bilancio al governo, il quale deve ancora accettarlo poiché i fondi totali del municipio hanno subito tagli drastici.


Accennavi prima alla carenza di luoghi di aggregazione, cosa è presente attualmente? Quali sono gli svaghi che un ragazzo o una ragazza possono avere nei dintorni?

Sostanzialmente nulla, anche i bar chiudono presto, esiste una sala cinema al piazzale di largo Ferruccio Mengaroni e basta, poco prima della quarantena è stato chiuso un Luna-park poiché la giunta municipale sostiene che i gestori non fossero in possesso delle autorizzazioni necessarie (affermazione ovviamente contestata dai gestori). Vi sono anche delle palestre popolari per quanto possano contare come luoghi di aggregazione.

Mi descriveresti la geografia del quartiere?

Tor Bella Monaca innanzitutto non si chiama più così, ora è Grotte Celoni e Torre Gaia, anche se per tutti è ancora Tor Bella Monaca. Il quartiere è diviso tra Tor Bella Monaca nuova e vecchia, quella vecchia è composta principalmente da case private mentre quella nuova sono gli appartamenti pubblici delle case popolari e la zona del centro commerciale.


Quali sono secondo te i problemi e i pregi principali della zona?

I pregi si possono trovare nei suoi abitanti, i quali hanno uno sguardo diverso per la società e sanno destreggiarsi con un certo dinamismo testimoniato anche dall'esistenza di varie realtà associative e di aiuto alla popolazione in difficoltà.

Per quanto riguarda i problemi invece sono quelli tipici di una periferia: ci vivono tendenzialmente persone meno agiate e di conseguenza i problemi sono quelli derivanti dal non essere economicamente benestanti. Vi è sicuramente un grande ed annoso problema di droga difficile da affrontare.

Qual è la situazione con i trasporti?

Da un po’ di anni c’è la Metro C che però rispetto agli autobus è collegata malissimo (e spesso si ferma per decine di minuti, rendendola non conveniente per andare in università ad esempio), se devi recarti in una zona limitrofa devi prendere i bus, la cui rete in teoria sarebbe anche accettabile ma la frequenza delle corse rende di fatto il quartiere mal collegato. Una volta per le zone limitrofe esisteva anche il c.d. “Trenino giallo” (il treno per i castelli romani) che è stato però soppresso e ora sui binari ci parcheggiano le macchine. Per fare un esempio di come sia collegata male la zona per arrivare a Tiburtina bisogna arrivare in centro con la metro e poi tornare indietro.


Inoltre la metro chiude a mezzanotte e mezza nei weekend, il che vuol dire che se i giovani volessero andare in centro a fare serata (data la mancanza di luoghi di aggregazione in zona) non potrebbero fare affidamento su di essa per tornare, ma anche se l’orario fosse prolungato sarebbe poco sicuro dato che uscendo a Torre Gaia si deve passare per un sottopassaggio abbastanza losco con le telecamere di sicurezza vandalizzate da anni e mai aggiustate. L’alternativa è passare per una via lunga, isolata e scarsamente illuminata.

Vi sono anche i bus notturni, dei quali però personalmente non mi fido. Sostanzialmente se ci si deve vedere con degli amici in centro o si usa la macchina o ci si fa ospitare per dormire.

Quali sono i luoghi comuni sul quartiere che ti danno più fastidio?

Spesso quando dici di essere di qui ti chiedono, ovviamente in modo goliardico, “ma che c’hai il ferro?” (Ndr. “ferro” in romanesco indica la pistola), ma tutto sommato si tratta di punzecchiature tra amici.


Quando si parla di Tor Bella Monaca se ne parla come se fosse una sorta di Far West, come vivi questa immagine?

Generalmente quando si dipinge questa immagine ci si riferisce alla parte nuova, che essendo composta da case popolari ha fisiologicamente più problemi, ad esempio il grosso dello spaccio avviene lì e il livello di fiducia non è certamente elevato. Possiamo dire che sono dicerie a volte vere e a volte no.



Ringraziamo Veronica Latini e tutto il comitato “Per a biblioteca che non c’è”, i quali possono essere contattati alla mail veronica.latini.99@gmail.com .

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