L’affossamento del DDL ZAN:
E’ passato poco più di un mese da quando, il 27 ottobre, il DdL Zan è stato affossato. A quasi un anno dall’approvazione alla Camera (4 Novembre 2020), il lungo e travagliato viaggio del disegno di legge (calendarizzato al Senato dopo 1091 giorni dal suo arrivo in Parlamento) si è interrotto nell’aula del Senato, dove 154 senatori hanno votato in favore della “tagliola” (la decisione di non discutere gli articoli) contro i 131 voti contrari e i 2 astenuti. Tra coloro che hanno cambiato idea all’ultimo momento ("franchi tiratori" del centrosinistra) approfittando del voto segreto (garantito dall’articolo 113 del Regolamento del Senato) e i diversi assenteisti, il Senato è riuscito a fermare una legge che avrebbe tutelato le persone vittime di discriminazioni e violenze. Il DdL Zan infatti non riguardava unicamente la comunità LGBTQIA+, ma chiunque fosse discriminato o aggredito a causa del proprio sesso, orientamento sessuale, identità di genere e disabilità. La bocciatura del DdL Zan è stata accolta con un tifo da stadio: un boato e una pioggia di applausi hanno ricoperto il Senato. Una scena che ha fatto in poco tempo il giro del mondo, garantendo all’Italia titoli e articoli (non del tutto lusinghieri) su svariati giornali internazionali.
I diritti NON sono una questione di destra o sinistra:
L’Italia infatti resta uno dei pochi paesi senza una legge contro i crimini d'odio basati su orientamento sessuale e identità di genere. L’errore principale della politica italiana è stato far passare i diritti civili come una questione di destra o sinistra e non essere stati in grado di mediare e trovare un accordo tra i diversi partiti. La maggior parte degli emendamenti inviati per "modificare" parti del DdL Zan era in realtà mirata ad allungare i tempi di approvazione e aumentare la confusione attorno al disegno di legge. Infatti, alcuni di questi emendamenti chiedevano l'eliminazione dei privilegi per le persone trans e i mutamenti dei caratteri sessuali dei minori, entrambi punti mai citati nel DdL. Un emendamento di Fratelli d'Italia vietava la diffusione ai minori di “materiali favorevoli alla pedofilia, all’incesto, alla gravidanza per altri, all’aborto oltre i limiti posti dalla legge, a trattamenti per il cambiamento di sesso per i minori, alla somministrazione di farmaci ritardanti la pubertà” durante le giornate scolastiche, tutti temi mai trattati dal disegno di legge che, tra le altre cose, evidenziano la presenza di luoghi comuni pericolosi e offensivi come l’accostamento tra pedofilia e omosessualità. Innumerevoli anche le discussioni nei talk show televisivi in cui diversi politici di destra hanno calcato la mano sull’immagine dello “scambio di vestiti tra bambini e bambine a scuola”, idea ovviamente mai contemplata dal DdL che cerca di far presa su una fetta di pubblico poco informata e che delinea un modo di fare politica molto poco professionale e disinformante. La lamentela più comune proveniente dalla destra italiana era la paura di “non poter dire più niente” e del “reato di opinione”, argomentazione non solo smentita più volte (dal momento che il DDL non avrebbe impedito a nessuno di esprimere la propria opinione ma solo tutelato persone vittime di aggressioni fisiche e verbali per i motivi sopracitati), ma anche accolta tramite l’introduzione della cosiddetta “clausola salva idee” che escludeva esplicitamente opinioni, idee e pareri su orientamento sessuale e identità di genere dalla punibilità. Altro punto utilizzato dagli oppositori del Ddl era la preesistenza di una legge contro aggressioni e discriminazioni. La legge in questione è la Legge Mancino del 1993 che però inasprisce le sanzioni per violenze legate a motivi raziali, etnici, nazionali e religiosi e non fa menzione a orientamento sessuale o identità di genere. Una disinformazione che ha solo allungato i tempi di approvazione della legge.
Eppure sono diversi i Paesi che già in passato hanno dimostrato che i diritti non sono questione di destra o sinistra. Il governo conservatore inglese di David Cameron ha introdotto l’Equality Act a tutela delle persone discriminate per l'orientamento sessuale nel 2010 e il “matrimonio egualitario” nel 2014. Ancor prima, nel 2004, il governo francese di centrodestra di Chirac ha introdotto la legge contro l’omofobia e, un anno dopo, il governo di centrodestra greco la legge sulla parità di trattamento indipendentemente da razza, etnia, credenze personali e religiose, disabilità, età e orientamento sessuale. Nel 2005 il governo di centrodestra spagnolo di Zapatero ha approvato il matrimonio egualitario e, nel 2013, il governo di centrodestra portoghese di Silva ha aggiunto l’identità di genere oltre all’orientamento sessuale nella legislazione antidiscriminatoria del codice penale. Tuttavia, l’esempio più recente viene proprio dal nostro paese, quando il giorno dello stop del DdL Zan, il deputato di destra Elio Vito si è dimesso da tutti i suoi incarichi in Forza Italia. “Mi spiace, qui non posso restare”, queste le parole dell’ex ministro dei rapporti col Parlamento, il quale ha criticato la neutralità del governo rispetto all’affossamento del disegno, consigliando come possibile soluzione un’estensione della legge Mancino ai reati d’odio basati sull’orientamento sessuale e l’identità di genere.
La reazione del popolo italiano e il futuro del DDL ZAN:
Ciò che però l’affossamento del DdL Zan ha messo maggiormente in luce è il profondo divario tra il Senato e il popolo italiano. Due visioni della realtà e delle priorità completamente divergenti e un’evidente insoddisfazione del popolo italiano nella rappresentazione al Senato. Evidenti dimostrazioni di questa dicotomia sono le innumerevoli rimostranze social e le numerose manifestazioni in piazza contro l’affossamento del disegno di legge. Un tappeto di luci ha illuminato le piazze italiane dove il popolo ha espresso il suo dissenso nei confronti della decisione dei senatori. Attualmente il futuro del DdL Zan è incerto. L’articolo 76 del regolamento del Senato infatti prevede l’impossibilità di proporre un disegno di legge che riproduca il contenuto di disegni di legge precedentemente respinti, se non dopo sei mesi. La partita però non è ancora finita. Alessandro Zan durante una live su Instagram ha rassicurato tutti dicendo che lui non si arrenderà davanti ad uno stop, ma riprenderà la sua battaglia nella richiesta di maggiori diritti civili. Una riscrittura che non spaventa Zan secondo il quale, nonostante l'affossamento, il Ddl è stato in grado di aprire un dibattito e costruire una coscienza all’interno del nostro Paese che ha “bisogno di una rappresentanza migliore”. Per questo motivo il deputato ha esortato a fare buon uso dello strumento del voto, soprattutto adesso che per votare al Senato basterà avere 18 anni. Quello che possiamo augurarci è che tutte le persone possano al più presto amare liberamente ed essere sé stesse al sicuro da discriminazioni e aggressioni, supportate da uno stato che tuteli TUTTO il suo popolo indipendentemente da sesso, orientamento sessuale, identità di genere e disabilità.
Referenze
i. Will (28 Aprile 2021). Instagram post.
ii. Will (31 Luglio 2021). Instagram post.
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