Si parla tantissimo di deforestazione, se ne è parlato molto anche su questa rubrica. Tanto è importante però conoscere i disastri nel mondo quanto lo è conoscere le storie a lieto fine, le iniziative che si sono imposte di porre fine a tali problemi. Ecco perché è cruciale anche parlare di riforestazione. Allo stesso tempo è importante chiedersi: è sufficiente piantare un albero per avere la coscienza pulita?
Cos’è la riforestazione
La riforestazione, o rimboschimento, è il processo per cui si piantano di nuovo oppure ex novo alberi in aree prive di vegetazione legnosa. Ne fanno parte zone deforestate per mano dell’uomo, a causa di incendi o altri disastri naturali, terreni per lungo tempo coltivati, abbandonati, ecc.
Un altro metodo per aumentare la superficie boschiva è il set-aside. Si tratta della rinuncia volontaria o obbligatoria (per esempio la UE ha imposto delle quote) alla coltivazione di terreni agricoli con lo scopo di avere minor eccedenza produttiva (I).
La riforestazione viene spesso pensata come rimedio alla presenza di anidride carbonica immessa dall’uomo nell’atmosfera. Infatti, gli alberi assorbono CO2 attraverso le foglie, e grazie al processo della fotosintesi restituiscono all’aria ossigeno pulito. Il Panello Internazionale sul Cambiamento Climatico (IPCC) stima che la foresta Amazzonica sia in grado di assorbire circa un quarto della CO2 prodotta ogni anno dall’utilizzo di combustibili fossili (II). Tuttavia, l’assorbimento di CO2 non è l’unico vantaggio che l’uomo e l’ambiente possono riscontrare nel piantare alberi. Al contrario, l’abbassamento della concentrazione di CO2 potrebbe essere un obbiettivo impossibile da raggiungere esclusivamente attraverso l’estensione del patrimonio boschivo del pianeta.
La presenza di alberi permette una maggiore stabilità del suolo contro il rischio idrogeologico, uno scudo protettivo contro il fenomeno della desertificazione, la purificazione delle acque sotterranee e un habitat più sicuro per milioni di specie animali.
Alcuni progetti
In tutto il mondo, numerosi progetti ed iniziative hanno dato vita ad ambiziosi disegni di ricostruzione di vere e proprie foreste, accoppiando gli intenti di protezione ambientale con iniziative di stampo sociale, come nel caso del progetto Eden Reforestation Projects.
Jamie Shattemberg, direttore internazionale del progetto Eden dichiara che il loro progetto è ambivalente. Non solo piantare alberi, ma anche combattere la povertà. Gli alberi piantati sono anche fonte di reddito e alleviano le condizioni di insicurezza alimentare delle popolazioni. Le economie locali vengono aiutate molto dalla presenza di mezzi di sostentamento come fave di cacao e banane. Eden ha attuato il suo disegno in Etiopia, Madagascar, Haiti ed in Nepal (III).
In Tanzania, il progetto Kwimba ha piantato 6.4 milioni di alberi, e messo in pratica un metodo molto originale per assicurare un coinvolgimento maggiore dei cittadini. Per assicurare la responsabilità degli alberi, sono stati rilasciati dei certificati di proprietà degli alberi. Chi ha piantato l’albero ne è il proprietario, senza prestare attenzione al proprietario della terra in cui questo è stato piantato (IV).
TreeSisters pianta 2.2 miloni di alberi all’anno tra Madagascar, India, Kenya, Nepal, Brasile e Cameroon. Il Green Belt Movement, fondato nel 1977, ha piantato più di 51 milioni di alberi solo in Kenya. Sostengono lo sviluppo delle comunità rurali, prestando particolare attenzione alla situazione delle donne ma anche alle libertà politiche e la sostenibilità della vita delle comunità.
In Italia, il Decreto Clima prevede lo stanziamento di un finanziamento di 30 milioni complessivi tra 2020 e 2021 per la riforestazione. Questi fondi permetteranno la realizzazione di più di 3000 ettari di foreste urbane (V).
I risultati
È molto semplice comprendere quanto sia difficile lottare contro una tendenza così rapida, contro seghe e gru, fuoco e malattie. Soprattutto quando si pensa a quanto sia lungo il processo di crescita di un albero, e quanto sia facile e veloce il suo abbattimento. Ma la velocità non è il solo problema che si presenta: piantare alberi non è sufficiente a combattere l’aumento di CO2.
A seconda delle capacità di ogni albero, una foresta di 4000 km2 può assorbire 2.5 tonnellate di co2 in un anno. Stime suggeriscono che piantare alberi su scala mondiale potrebbe assorbire un massimo di 40-100 miliardi di tonnellate di carbonio dall’atmosfera prima che queste foreste aggiungano la maturità. Sembra un numero enorme, certamente, ma confrontato con le emissioni umane degli ultimi anni rappresenta solo l’equivalente di un anno di emissioni, che appunto ammontano a circa 40 miliardi di tonnellate. Il 6-16% delle emissioni umane registrate a partire dalla rivoluzione industriale (circa 600 miliardi di tonnellate) (VI).
“Un tipico albero di legno duro può assorbire fino a 48 libbre di anidride carbonica all'anno” (VII) ovvero una tonnellata di CO2 quando raggiungerà i 40 anni. Tutto “Ciò significa che teoricamente dovremmo piantare 40 miliardi di alberi ogni anno” (VIII)
Non solo, ma il tipo di albero e il tipo di clima in cui viene piantato ne determina l’efficacia nel catturare anidride carbonica. Se nel tipo di clima errato, piantare alberi potrebbe addirittura rivelarsi controproducente: ad esempio, in climi con nevi perenni, mentre gli arbusti vengono riocoperti da neve riflettendo il calore solare, gli alberi, con chiome più scure, assorbono più radiazioni solari e facilitano lo scioglimento delle nevi. Ancora, in aree desertiche gli alberi potrebbero aumentare il rischio di incendi, mentre in zone paludose muschio e piante autoctone intrappolano più carbonio di foreste artificialmente piantate (VI).
Dovremmo piantare 40 miliardi di alberi ogni anno
La vegetazione autoctona si rivela sempre la più efficiente nel mantenere l’equilibrio dle pianeta. Mantenere l’integrità delle foreste vergini deve restare una priorità, e non pensiamo mai che la bilancia si aggiusti se per ogni albero abbattuto se ne pianta uno nuovo (e comunque questo non succede).
Alcuni studi recenti hanno scoperto che la capacità di assorbire CO2 potrebbe essere anche fortemente dipendente dalla quantità di fosforo nel suolo, come ci spiega l’ecologista dell’unversità di Monaco: “significherebbe che la foresta pluviale ha già raggiunto il suo limite e non sarebbe in grado di assorbire altra anidride carbonica prodotta dall’uomo” “se questo scenaio si rivela vero, il clima della Terra si scalderebbe molto più velocemente di come previsto oggi… quello che è certo e che le foreste tropicali non sono scarichi di CO2 infinitamente resilienti” (IX).
Piantare alberi non risolverà, da solo, il problema delle emissioni. Metodi molto più efficaci per rallentare il cambiamento climatico arrivano dalla fonte: diminuzione delle emissioni stesse da parte dei singoli, dei trasporti, delle industrie, etc…
Meglio un albero oggi che CO2 domani
Per tutti gli altri vantaggi che gli alberi ci portano, piantare alberi è comunque un passatempo piuttosto nobile. E se non possiamo farlo direttamente, o attraverso donazioni ad associazioni ad hoc, ci sono diversi metodi a distanza "tecnologici" per dare il nostro apporto.
Ecosia è un browser che dichiara di utilizzare l’80% dei proventi derivati dalla pubblicità online per piantare alberi in diverse parti del mondo. Non solo, ma racconta anche le storie delle comunità che ha aiutato attraverso le sue opere.
Treedom invece è un’alternativa ecologica al solito regalo consumista. Basterà scegliere il tipo di albero sul sito ed acquistarlo, con prezzi che partono dai 15€, per regalare ad amici, parenti, e anche se stessi un germoglio che verrà poi piantato a distanza. Potete allegare un messaggio, e riceverete aggiornamenti sulla crescita del vostro albero, sullo stato del progetto, e suggerimenti per rendere la vostra vita più ecologica. C’è la possibilità di far piantare i propri germogli in Camerun, Kenya, Guatemala e altri paesi.
Vi ricordo che oltre a catturare anidride carbonica gli alberi svolgono importantissime funzioni di estetica, creano zone più umide e d’ombra, habitat per gli animali, mantengono il suolo più sicuro e le acque più pulite, oltre a dare un mezzo di sostentamento sostenibile a comunità in stato di necessità. Le zone boschive in Italia ad oggi non mancano, anche grazie alla crescente urbanizzazione. Proprio a causa di quest’ultima, però, l’80% della popolazione italiana abita in aree urbane completamente prive di aree verdi, che sono esposte a un numero sempre crescente di rischi a mano a mano che la cementificazione aumenta e i boschi vengono relegati alle zone abbandonate.
Referenze
(II) IPCC Report https://www.ipcc.ch/sr15/download/
(V) Decreto Clima, art 4 https://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/2019/10/14/19G00125/sg
(VI) What role can forests play in tackling climate change?https://spiral.imperial.ac.uk:8443/bitstream/10044/1/80271/6/What%20role%20can%20forests%20play%20in%20tackling%20climate%20change.pdf
Comments