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L'effetto isola di calore urbano

Aggiornamento: 26 apr 2021

Sentiamo parlare tanto di cambiamento climatico come un fenomeno disastroso. Ma cosa cambia davvero a noi se la terra si riscalda?

La maggior parte degli effetti sono percepiti distanti: molti di noi che leggono non sono né migranti climatici né specie in via di estinzione. Ma molti di noi (circa il 70%) vivono in città e possono assistere all’effetto isola di calore urbano (urban heat island o UHI) e verificare così gli effetti negativi del riscaldamento globale.


Questo effetto si amplifica se il pianeta si riscalda. È un circolo vizioso che va interrotto: se le nostre città si riscaldano usiamo più aria condizionata ed energia per raffreddarle. L’aria condizionata emette calore di scarto e consuma energia, prodotta in gran parte da combustibili fossili. Questi emettono CO2 e altri gas climalteranti causando ulteriori aumenti di temperatura a livello globale, e quindi anche nelle nostre città.

L’effetto crea poi un problema di equità. Il caldo estremo è il primo fattore di morte in Europa legato al clima: chi si può permettere l’aria condizionata 24/7 non ne nota la differenza ma chi non se la può permettere subisce l’aumento continuo della temperatura e può esserne vittima.


Il problema è complesso e le soluzioni parziali sono da evitare: va affrontato prendendone in considerazione ogni parte. Prioritario è smettere di emettere gas climalteranti e poter utilizzare energia pulita che non crei effetti collaterali.

Anche se smettessimo oggi di emettere gas climalteranti, però, il pianeta continuerebbe a riscaldarsi. L’effetto isola di calore, poi, è più rilevante se le temperature si alzano, ma sarebbe comunque presente anche a temperature circostanti minori. Bisogna quindi agire sulle città, per ridurne gli effetti. Queste azioni di adattamento non combattono il riscaldamento globale ma ne limitano gli effetti pericolosi, come le ondate di calore estivo in città.

Tralasciando strampalate ipotesi di geoingegneria (come coprire le città di polvere per riflettere le radiazioni solari) le istituzioni hanno proposto linee guida per diminuire l’effetto isola di calore. Ci si affida molto alla creazione di verde urbano in zone strategiche molto calde, alla diffusione di parchi, aiuole, tetti verdi e giardini verticali. La vegetazione è utile perché agisce come termoregolatore naturale attraverso l’ombra e la traspirazione. Si passa poi alla scelta di materiali innovativi e che si scaldano meno facilmente: superfici dai colori più chiari o che assorbono meglio la pioggia.

Altre azioni di mitigazione si basano sulla progettazione intelligente e innovativa delle città: cresce la necessità di prestare attenzione a questi aspetti nella creazione di nuovi insediamenti o quartieri, cercando di favorire la circolazione dell’aria e intervallando zone cementificate a zone verdi. Dobbiamo essere certi che anche questi aspetti vengano presi in considerazione, oltre agli aspetti estetici e di funzionalità.


L’effetto isola di calore urbano caratterizza anche le città metropolitane italiane, specialmente quelle dell’entroterra che non beneficiano dell’effetto di mitigazione del mare. All’aumentare delle zone urbanizzate e impermeabilizzate, le città che risentono di più di questi aumenti di temperatura sono, in ordine, Torino, Bologna, Firenze e Milano.

Grazie alla tecnologia possiamo individuare le zone più calde di queste città ed agire su quelle: Firenze, per esempio, ha dato il via alla mappatura della temperatura delle diverse aree della città sulla base di dati satellitari NASA registrati tra il 2015 e il 2019. In seguito all’individuazione delle zone critiche (in media più calde di 7°C rispetto al resto della città) verranno utilizzati software per simulare cosa accadrebbe alla temperatura se nella zona venissero aggiunti elementi naturali o corpi d’acqua.


La città del futuro dovrà cogliere ed affrontare molte sfide, quella dei cambiamenti climatici è sicuramente una di quelle. L’isola di calore è un fenomeno complesso, ma è un fenomeno che studiamo e conosciamo bene da anni. Abbiamo creato strumenti tecnologici e di pianificazione avanzati che ci possono aiutare: possiamo quindi agire per richiedere azioni di adattamento senza però dimenticare che il problema climatico ha altre cause e va affrontato alla radice, non solamente compensando i danni già fatti.




Bibliografia:


Morabito et al. (2020). Surface urban heat islands in Italian metropolitan cities: Tree cover and impervious surface influences. Science of the Total Environment.


Poòrovà, Vranayovà. (2020). Green Roofs and Water Retention in Kosice, Slovakia. Ch.3 Heat Islands. Springer.


US Environmental Protection Agency. (2008). Reducing Urban Heat Island: Compendium of Strategies.



US Environmental Protection Agency: https://www.epa.gov/heatislands



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