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Stragi di maiali e criceti: i virus dell’Antropocene

Il cambiamento climatico aumenta la proliferazione di malattie, partendo dalla peste suina trovata nel basso Piemonte, all'aviaria che si sta diffondendo negli allevamenti italiani, per arrivare al SARS-CoV-2 (il Covid 19) e alla malaria. La nostra impronta sull’ambiente sta contribuendo a causare vittime tra persone e animali, creando sempre più situazioni favorevoli alla proliferazione di malattie. Alle situazioni di crisi, per proteggere il più possibile l’economia, si risponde con soluzioni a breve termine: macellazioni e restrizioni.



I virus: da secoli pane quotidiano

I virus sono dei parassiti di piccole dimensioni e ne esistono di tantissime specie diverse, con caratteristiche altrettanto variabili (i). Si riproducono solo all’interno di una cellula ospite, si possono evolvere, crescono. Sono sulla terra da molto prima degli uomini e dunque non sono una novità dell’Antropocene (ii). E il fatto che i virus si evolvano è la ragione per cui ogni anno si deve aggiornare il vaccino per l’influenza in modo da adattarlo alle mutazioni del virus, ed è anche ciò che li rende più pericolosi. Oltre ai rischi per la salute, i virus hanno sempre causato grandi danni all’economia: su scala locale come nel caso della peste suina, su scala regionale come la malaria, o su scala globale come la SARS. Il grande livello di interconnessione di varie aree geografiche e specie è proprio quello che permette al virus di diffondersi e mutare mentre passa da un ospite all’altro.


Più del 60% delle malattie umane che sono emerse dal 1940 al 2004 si pensa siano di origine animale (iii). Le cosiddette malattie zoonotiche, per citarne qualche esempio tra i più famosi la peste bubbonica e l’HIV, Zika, l’influenza aviaria, si sviluppano negli animali prima di entrare a contatto con l’uomo (iv). I virus possono essere visti come uno dei meccanismi naturali per evitare la sovrappopolazione di certe specie, e si diffondono più facilmente in popolazioni di alta densità, per poi diradarsi quando gli esemplari diminuiscono a sufficienza. In questo modo si mantiene una sorta di equilibrio tra risorse e consumo.


I fattori principali di aumento

Sta di fatto che da quando l’uomo ha ingigantito il suo impatto sulla natura, modificandola e utilizzandola per il proprio sviluppo, la quantità di patogeni è aumentata. O meglio, sono aumentate le occasioni per i patogeni di svilupparsi, insieme alle interazioni tra questi e l’uomo.

Le cause principali di possono individuare in tre fattori: cambiamento del clima, sovrappopolazione, perdita di habitat naturale.

- Cambiamenti climatici: un clima più caldo e umido favorisce la proliferazione di agenti patogeni. Questo non significa per forza che ci saranno più malattie, ma è probabile che diventeranno più difficili da prevedere, e che si distribuiranno in modo diverso, uscendo dalle zone tropicali (v). Un altro elemento da non sottovalutare è lo scioglimento del permafrost. All’interno di questo ghiaccio perenne sono intrappolati patogeni antichi, che potrebbero risvegliarsi e avere conseguenze sul mondo di oggi (vi).

- Sovrappopolazione: la densità di abitazione delle specie determina quanto sia facile che i patogeni vengano trasmessi da un ospite all’altro, così centri urbani altamente popolati e allevamenti intensivi sono i luoghi perfetti per la trasmissione.

- Perdita di habitat: legata al problema della sovrappopolazione è la perdita di habitat, per cui i cambiamenti della destinazione d’uso del terreno, la deforestazione, la cementificazione, e gli altri processi che spingono le specie sempre più vicine all’uomo, causano un aumento nella probabilità dell’incontro tra uomo e animale infetto. Lo sfruttamento del suolo cambia anche il modo in cui i patogeni si trasmettono.



Le macellazioni: soluzioni tampone

Imputare le colpe agli animali che sono in grado di trasmettere la malattia è naturale. Dopo la macellazione dei visoni in Danimarca nel dicembre 2020 (vii) e i criceti uccisi ad Hong Kong qualche settimana fa (viii), non ci si sorprende quando il presidente della Regione Liguria Giovanni Toti ordina la macellazione di tutti i capi di suini domestici presenti nelle zone a rischio (ix). A causa della peste suina, scoperta in Piemonte lo scorso 6 gennaio in un cinghiale, Svizzera e Cina hanno interrotto l’importazione di carne dall’Italia. Nel caso della peste suina, le misure sono state prese solo per evitare la diffusione del patogeno tra i capi di allevamento, in quanto la malattia non sembra rappresentare un rischio per l’uomo. Un caso simile è quello dell'aviaria, per cui in italia sono stati macellati oltre 14 milioni di polli e altri volatili solo negli ultimi mesi (x).


Come per il COVID-19, per cercare di limitare i danni economici si attuano soluzioni tampone immediate, in questo caso il divieto di trekking nelle zone classificate come “rosse” e l’eliminazione degli animali. È importante, tuttavia, riflettere sul futuro di queste decisioni, che potrebbero dover essere prese sempre più spesso visti i dati che ci raccontano di cambiamento climatico, sfruttamento di suolo, e crescita demografica.


Pattine e mascherine

Le scelte attuate sinora sono forse quelle con un ritorno più immediato, le migliori per risolvere nel breve termine un problema visto primariamente come economico. Come in tanti casi per quanto riguarda la crisi climatica, accompagnare scelte di lungo termine a quelle di soluzione immediata sarebbe più efficace. Per esempio agendo sui fattori che più impattano sulla diffusione di patogeni, proteggendo gli habitat e diminuendo l’impronta ecologica dell’uomo sull’ambiente, evitando allevamento e agricoltura intensivi (xi).


È importante inoltre ricordare che saranno sempre i più deboli a rimetterci. Sia per colpa del sistema sanitario, di quello immunitario, a causa dell’area geografica in cui si trovano (soprattutto nel caso dei paesi in via di sviluppo (xii)), oppure a causa dell’imposta supremazia dell’uomo sulle altre specie.


Infine, le soluzioni tampone non funzioneranno per sempre, e in questo caso come in tanti altri meglio applicare il detto “prevenire è meglio che curare”. Altrimenti, come finiremo? Andremo a fare le passeggiate con i trampoli? Con le pattine usa e getta da cambiare ogni 2 km di cammino?


Con la crisi climatica dovremo affrontare molti cambiamenti, ma se dire di “accettarli” è troppo estremo, allora possiamo imparare a conviverci, adattarci, ed evitare che la situazione peggiori ulteriormente. Agendo in anticipo laddove abbiamo più controllo.


75 miliardi: tanti sono gli animali macellati nel mondo, ogni anno.

Circa mezzo miliardo i volatili allevati in Italia e circa 8 milioni i suini (x).


Aggiungiamo agli effetti potenzialmente dannosi sulla salute delle persone la sofferenza degli animali e la grandissima impronta ecologica. Ne vale la pena?


Referenze









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