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Che succede tra Armenia e Azerbajian?

ll’estate di questo 2020 catastrofico si è aggiunta al panorama internazionale la ripresa di un conflitto ormai centenario alle porte dell’Europa: Armenia e Azerbaijan hanno nuovamente imbracciato le armi per il possesso della regione del Nagorno-Karabach, dopo 26 anni dalla tregua che aveva segnato la fine di un conflitto con oltre 25mila vittime.


Interessante però è scoprire che contro l’attacco dell’Azerbaijan stanno combattendo non una, ma due Repubbliche Armene. Nella regione del Nagorno-Karabach si è infatti stabilita la Repubblica di Artsakh, entità autoproclamatasi indipendente dopo la guerra del 1991-94, che tuttavia non è stata mai riconosciuta dalla comunità internazionale. È, almeno formalmente, uno Stato con governo, amministrazione ed esercito distinti da quelli dell’Armenia.


Chi ha sparato il primo colpo questa volta? Baku ed Erevan si puntano il dito uno contro l’altro, ma il presidente francese Macron ha accusato l’Azerbaijan di aver cominciato le ostilità. Questa ripresa del conflitto sembra aver catturato maggiormente l’attenzione dei media internazionali perché sia l’Armenia che l’Azerbaijan hanno proclamato la legge marziale e mobilitato i riservisti.

Ma non solo: gli osservatori internazionali non sono restii e guardare questa nuova scintilla di ostilità come una “proxy war” o guerra per procura.

timeline del conflitto armeno-azero


Ma cosa vuol dire?

Una guerra per procura è un conflitto internazionale tra due potenze straniere, combattuta sul territorio di un paese terzo. La giustificazione dell’ostilità è trovata in una questione interna del paese in questione e l’utilizzo della sua manodopera, delle sue risorse e del suo territorio è il mezzo per raggiungere degli obiettivi estranei al paese dove avvengono gli scontri.


Attorno al conflitto armeno-azero infatti orbitano gli interessi di Turchia e Russia: Il crescendo di violenze rischia di provocare uno scontro tra Mosca e Ankara.

Secondo Yerevan, mercenari pro turchi provenienti dalla Siria sarebbero arrivati a irrobustire le file dei militari del nemico. In più, l'Azerbaigian ha ricevuto dalla Turchia una flotta di droni già dopo i primi scontri di luglio: il presidente Erdogan non lo ha mai confermato ma accusa l'Armenia di essere “la più grande minaccia per la pace nella regione”. Di altro avviso è Vladimir Putin, presidente russo, per il quale “è importante fare tutti gli sforzi necessari per evitare un’escalation del conflitto”. Mosca ha buoni rapporti con entrambe le ex Repubbliche sovietiche e al non ha nessun interesse riaccendersi del conflitto.

Il crescendo di violenze rischia di sfuggire di mano e provocare un nuovo scontro tra Mosca e Ankara, proprio ora che avevano raggiunto un equilibrio, seppur fragile,


Le forze armate dell’Azerbaigian continuano ad avanzare più in profondità nel territorio precedentemente detenuto dagli armeni, aumentando le prospettive di un’offensiva nel nucleo più densamente popolato dello stesso Nagorno-Karabakh. Sono stati due i tentativi di accordi di tregua: il primo, del 10 ottobre, è durato poche ore. Stessa sorte è toccata al secondo cessate il fuoco umanitario, del 17 ottobre, violato il giorno successivo.



videoclip propagandistico delle truppe dell'Azerbaijan in chiave rock

Qual è l’impatto che il conflitto sta avendo sulla popolazione? Gli ultimi dati reperibili indicano un conto di più di settecento vittime militari e trenta civili tra gli armeni e sessanta morti e duecentosettanta feriti tra i civili azeri. Si pensa tuttavia che il bilancio sia in realtà molto più pesante e che le autorità azare stiano tacendo sulle perdite della loro fazione.


Il report preliminare dello Human Rights Ombusman per il Karabach ha evidenziato il targeting di obiettivi civili tra cui macchine, fabbriche e proprietà privata della popolazione della regione.


Quali saranno gli svolgimenti di questo conflitto? Difficile a dirsi, ad uno stato così embrionale. Una delle conseguenze a cui stiamo già assistendo, tuttavia, è una maggior legittimazione dello Stato dell'Artsakh, non solo dalla comunità internazionale, ma dall'Armenia stessa come contromossa all'offensiva azera.




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