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Immagine del redattoreFrancesca Cresta

Come la carne sta distruggendo il pianeta, e come impedirlo

Un mondo profondamente diseguale


Più di 821 milioni di persone al mondo sono malnutrite (I). Nel 2011, circa 1/3 del cibo prodotto è andato sprecato, costituendo 1.3 milioni di tonnellate all'anno (II). Lasciando da parte l’etica degli allevamenti intensivi, concentriamoci sugli effetti del settore degli allevamenti sul nostro pianeta.


In Italia il consumo di carne supera di gran lunga quello indicato dalla tanto amata dieta mediterranea: basata sulla stagionalità, sui grassi vegetali (olio d’oliva) e su un consumo moderato di carne, soprattutto rossa. La dieta mediterranea avrebbe anche un impatto ambientale inferiore del 60% rispetto a diete nordamericane e nordeuropee (III). Questo soprattutto grazie alla presenza minore di carne.


In effetti, l’apporto calorico di carne e latticini risulta molto basso – 18%, con il 37% di proteine - se lo si confronta con il peso che questi hanno sull'occupazione di suolo – l’83% del suolo mondiale coltivato è dedito all'allevamento. Inoltre, il settore produce il 60% dei gas serra attribuiti all'agricoltura (IV). Mentre mangiare carne richiede numerosi passaggi per portarla dalla pianta alla tavola, scegliere alimenti vegetali riduce gli sprechi e permetterebbe una ridistribuzione più equa delle risorse.


I peccati della carne


La carne è un alimento quasi totalmente sostituibile mentre contribuisce, insieme ai latticini, ai più grandi problemi ambientali di oggi.


Biodiversità: studi pubblicati sulla rivista Science dimostrano che ben il 60% dei mammiferi presenti oggi sul globo terrestre sono capi di bestiame in allevamento, e del restante 40%, il 36% è costituito dall'uomo. Solamente il 4% è quindi occupato da animali selvatici, ogni giorno più a rischio per via di caccia, commercio illegale e distruzione degli habitat (V).

Deforestazione: Greenpeace (VI) riporta che

“l’80% della deforestazione avviene per fare spazio a terreni agricoli -molti dei quali occupati da colture destinate alla mangimistica, come nel caso della soia- e per creare pascoli per animali destinati al macello”

La deforestazione è uno dei mali peggiori del pianeta, poiché gli alberi non solo sono la casa di molte specie animali, ma costituiscono i polmoni della terra e aumentano la stabilità del suolo radicandosi nel profondo. Le distruzione di alcune foreste, come il Chaco in Sud America, comporta infine il furto della terra ai popoli indigeni che prima le occupavano (ecco un approfondimento sul crimine del terricidio).


Acqua: Già nel 1997, l’agricoltura comportava l’87% del consumo totale di acqua dolce disponibile. Produrre un chilo di proteina animale richiede 100 volte più acqua di quanta ne necessita un chilo di proteina vegetale (VII). Mentre le piante restituiscono la maggior parte dell’acqua che sottraggono al suolo, per allevare gli animali si usa acqua in numerosi stadi, dai quali poi non può essere recuperata. La coltivazione dei mangimi, la loro trasformazione, abbeverare gli animali, il macello ed il trasporto. Tutti questi processi inquinano l'acqua, oltre a consumarla.


Emissioni: nel 2013 la FAO ha concluso che, in linea con le previsioni nel suo fascicolo del 2006 “livestock’s long shadow”, il settore dell’allevamento contribuisce per il 14,6% alle emissioni di gas serra (VIII). Nello stesso report, la FAO indica anche la possibilità di diminuire le emissioni del settore fino al 30% migliorando l’efficienza dei pascoli e la qualità dei mangimi.


Antibiotici: la somministrazione di antibiotici agi animali per farli crescere più velocemente causa un aumento della resistenza nei batteri e quindi un effetto ridotto degli antibiotici sull’uomo che li consuma. Praticamente, i batteri resistenti agli antibiotici che sono a volte presenti negli animali vengono ingeriti dall'uomo e possono causare numerose complicazioni. Un esempio ne è la conosciutissima Salmonella (IX).


Non rinunciare alla carbonara


È vero, la carne ha un sapore che resta (per ora) inimitabile. Esistono sostituti, soprattutto usati negli USA (ex. Beyond Meat). Nemmeno una eliminazione totale dei derivati animali dalla nostra dieta è completamente sostenibile dal punto di vista ambientale. Inoltre, questo cambiamento radicale nella dieta richiederebbe assimilare certi nutrienti da altre fonti, come integratori vitaminici o proteici.


Una soluzione è quindi tagliare radicalmente il consumo di carne, renderla un alimento che compare solo ogni tanto sulle nostre tavole. Preferire carne bianca e possibilmente biologica. Consumare più pesce (preferibilmente pescato) e uova, e meno carne rossa e latticini. È infine importantissimo scegliere carne di cui conosciamo la provenienza, che sia il macellaio di fiducia oppure una filiera certificata.


Cosa scegliere sugli scaffali


In Europa esiste una legislazione piuttosto sviluppata per quanto riguarda la distinzione, l’indicazione e l’incentivazione di prodotti biologici (X). Per biologici si intendono prodotti che provengono da un’agricoltura che rispetta la qualità delle acque, del suolo, l’utilizzo responsabile di risorse energetiche e naturali, non danneggiare la biodiversità e punta a mantenere saldi tutti quegli equilibri di cui abbiamo parlato sopra. Il logo biologico indica che il prodotto contiene almeno “il 95% di ingredienti biologici e che inoltre rispettano condizioni rigorose per il restante 5%” (XI).



In vista di un aumento vertiginoso della popolazione, è vitale evitare che il consumo di carne cresca con lo stesso ritmo. Moderazione, nessuno spreco e soprattutto consapevolezza sono le parole chiave che devono guidare la nostra alimentazione.


Infine, ecco un quiz realizzato da Slow food per capire quanto facciamo caso a quello che introduciamo nel nostro corpo: Quanto sei slow?




Referenze


(XII) Devlin, Hannah (July 19, 2018). "Rising global meat consumption 'will devastate environment'",The Guardian.

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