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Il commercio equosolidale e il virus

Aggiornamento: 26 set 2020

Con l’avvento del Coronavirus, il commercio equosolidale “Fairtrade” è stato messo a dura prova e ha riportato 380 milioni di dollari di perdite. Le organizzazioni di piccoli produttori solidali ed etici in Asia, Africa e America Latina hanno riportato ingenti difficoltà economiche durante l’emergenza. I loro prodotti vengono consumati sui mercati nei paesi sviluppati fra cui l’Italia, Europa e il nord America.



Cos’è Fairtrade


Il sistema di certificazione Fairtrade, nasce per dare una risposta alle crescenti svantaggi dei piccoli imprenditori solidati ed etici di fronte alla globalizzazione, ovvero la creazione di un mercato globale dove tutti competono su varietà e prezzo. Questo sistema economico ha creato ingiustizie sociali nel commercio internazionale che Fairtrade cerca di ridurre attraverso l’introduzione di pratiche scambio più eque nei confronti di contadini e dei lavoratori dei Paesi in via di sviluppo.



Grazie alla coerente attuazione di un sistema rigoroso di standard, Fairtrade regola i rapporti commerciali tra aziende e organizzazioni di contadini e lavoratori, in modo che a questi ultimi venga assicurato il pagamento di un prezzo minimo, il “Prezzo minimo Fairtrade”. Questa somma di denaro copre i costi medi di una produzione sostenibile, donando ai produttori un margine di guadagno aggiuntivo. Questo margine viene chiamato il “Premio Fairtrade” e serve per la realizzazione di progetti sociali, ambientali o di incremento della produzione.



Il circuito Fairtrade è composto da 1,6 milioni di agricoltori in 75 paesi di Asia, Africa e America Latina coltivatori di caffè, zucchero, banane, ananas cacao, lavoratori nelle piantagioni di banane, tè, fiori e molto altro. Nel 2019 in Italia sono stati in vendita più di 2000 prodotti Fairtrade per un valore del venduto di 145 milioni di euro.



La pandemia e la crisi


Caffè, banane, cacao, tè, fiori, cotone: nei Paesi in via di sviluppo l’emergenza coronavirus sta mettendo a rischio il sostentamento e la salute di centinaia di migliaia di persone. Ciò è confermato dall’università delle Nazioni Unite che recentemente ha riportato come più di mezzo miliardo di persone nei prossimi mesi potrebbero diventare povere, fra cui i lavoratori filiera della produzione del cibo. I produttori Fairtrade vivono in comunità dove gli ammortizzatori sociali sono carenti o non esistono, dove i sistemi sanitari sono inadeguati o mancano del tutto, dove spesso non c’è acqua potabile e pulita. E ora la crisi, distruggendo le catene di fornitura globali, mette a rischio la loro primaria forma di guadagno.



Difficoltà nel momento della raccolta, che avverrà con limitazioni dovute alle restrizioni e complicazioni logistiche, temporanea chiusura degli uffici doganali e uffici commerciali delle aziende, difficoltà nel reperimento di materiale sanitario, limitazione nell’accesso ai campi agricoli e cali della produzione e fatturato sono solo alcune delle conseguenze negative di questa crisi sanitaria. Le industrie delle filiere di caffè, banane, cacao, tè, fiori, cotone sono messe a dura prova.



Fairtrade ha rivolto un appello al G20 e ai Primi Ministri europei per proteggere i posti di lavoro e il sostentamento dei lavoratori delle filiere nei Paesi in via di sviluppo, dotarli di dispositivi di protezione individuale. È stato richiesto “l’avvio di trattative globali per supportare la crisi, di mezzi per rafforzare il sistema sanitario e, nel lungo periodo, di avviare programmi per rendere le filiere agroalimentari più sostenibili e resilienti”. L’appello è in linea con gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile delle Nazioni Unite e dal Green New Deal dell’Unione Europea.




Conclusione


Le vendite globali di prodotti Fairtrade sono circa di 9 miliardi di dollari l’anno, ma le organizzazioni di produttori rischiano di perdere 380 milioni di dollari all’anno se non potranno vendere i loro prodotti. Per dare un ordine di grandezza, tali perdite globali ammontano a due volte e mezzo il totale delle vendite in un anno in Italia.


Il lockdown e le chiusure necessarie per la sicurezza pubblica nei paesi di importazione stanno provocando la rapida caduta degli ordini in alcune filiere, con pesanti perdite di posti di lavoro e di reddito tra i gruppi già vulnerabili. Tutto questo farà aumentare la povertà se non si darà una risposta urgente e concertata.



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