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Shell, quattro contadini nigeriani e una sentenza che ha fatto la storia

Da quando la compagnia petrolifera Shell scoprì per la prima volta il petrolio vicino al villaggio di Oloibiri, in Nigerianel 1956, il delta del fiume Niger è diventato la regione produttrice di petrolio più preziosa dell'Africa e il gigante anglo-olandese ha guadagnato miliardi di dollari. Ma le operazioni della Shell in Nigeria sono andate a scapito dei diritti umani delle persone che vivono lì. Quattro agricoltori hanno accusato Shell di aver inquinato i loro terreni e qualche settimana fa hanno vinto la causa.


Il caso

In Nigeria vi sono centinaia di fuoriuscite di petrolio l’anno causate da oleodotti e pozzi mantenuti male, insieme a pratiche di pulizia inadeguate [i]. Le conseguenze sulla popolazione sono state evidenti con gravi danni sia alla loro salute sia impattando il settore agricolo, mezzo di sussistenza dei numerosi abitanti del Delta del Niger bloccati nella povertà. A partire dagli anni ‘90 vi sono state molte proteste di comunità locali, ma il governo nigeriano le ha represse brutalmente, a volte con il sostegno della compagnia petrolifera.


La compagnia Shell, con sede all’Aia, Olanda, è stata a lungo accusata dalle popolazioni locali e dalle organizzazioni ambientaliste di aver causato gravi problemi ambientali, violando diritti umani attraverso le sue attività nella regione del Delta del Niger. La Nigeria è il più grande produttore di petrolio dell’Africa e, alla fine degli anni ’50, Shell, attraverso la sua filiale nigeriana, ha iniziato ad esportarlo verso l’Europa dai campi nel delta del Niger [ii]. Ad oggi, gestisce circa cinquanta giacimenti petroliferi, cinque impianti a gas e più di 3.000 miglia di oleodotti. La Nigeria emerge quindi come uno stato con un’economia dipendente dal petrolio e dal suo prezzo sul mercato. Di conseguenza il potere di contrattazione delle varie compagnie petrolifere sulla classe politica locale e nazionale è rilevante.


Quattro agricoltori, insieme alla filiale olandese del gruppo ambientalista “Friends of the Earth”, hanno citato in giudizio Shell nel 2008, sostenendo che le fuoriuscite di petrolio nel 2006 e nel 2007 avessero rovinato inquinato i terreni agricoli e gli stagni su cui fanno affidamento per sopravvivere [iii]. Difatti, le perdite sugli oleodotti hanno colpito stagni e terreni di pesca in due villaggi, Oruma e Goi, e i residenti locali subiscono ancora le conseguenze dalle fuoriuscite 15 anni dopo.


La difesa

Numerose sono le evidenze che confermano l’esistenza delle fuoriuscite di petrolio fra il 2006 e il 2007. In merito però la società ha sempre sostenuto che quasi tutti gli incidenti di questo tipo segnalati nella regione erano il risultato di sabotaggio.


Shell ha affermato che la sua società madre, con sede nei Paesi Bassi e nel Regno Unito, RDS, è un’entità legale separata dalla sua controllata in Nigeria. Contrariamente a quanto sostenuto dai ricorrenti, Shell ha affermato che non ha alcuna responsabilità per le azioni della controllata e non interviene nelle sue questioni operative. Per questi motivi, Shell ha sostenuto che RDS non aveva il dovere di prendersi cura delle persone interessate dalle operazioni della sua controllata nigeriana.


La sentenza

Un tribunale olandese ha stabilito a fine gennaio 2021 che una filiale della multinazionale britannico-olandese Royal Dutch Shell era responsabile per fuoriuscite di petrolio nel delta del Niger in Nigeria nel 2006 e 2007 [iv]. Il giudice ha quindi ordinato alla società di risarcire un piccolo gruppo di residenti nella regione e di avviare purificare le acque contaminate in poche settimane.


Dal processo è emerso che la azienda considetta “controllata”, Shell Petroleum Development Company, ha agito illegalmente consentendo il verificarsi delle perdite e non riuscendo a ripulire l’area che era stata contaminata, ha rilevato la Corte d'Appello dell’Aia. La decisione è stata l'ultimo sviluppo di una diatriba giudiziaria durata anni che ha messo quattro agricoltori nigeriani contro una delle più grandi compagnie internazionali. Il successo potrebbe aprire la strada a più casi contro la compagnia petrolifera nella regione.


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