Con lo stomaco sottosopra, le mani e la fronte madide di sudore, Alessandro apre la porta. Si sorprende di come quell'uomo, dietro la scrivania che vede davanti a sé, sembri prendere mezzo metro d'altezza. La stanza è buia, brillano solo i capelli argentei del suo maestoso e indifferenete interlocutore. Alessandro, armato di un coraggio che non ha e di un sorriso che non sente suo, comincia a parlare"
La scena qui presentata sembra illustrare le sensazioni che una persona prova alla soglia di momenti della vita pesanti e spesso forieri di pessime notizie; "Alessandro" può incarnare un uomo sul lastrico costretto a chiedere un nuovo prestito, un paziente in attesa di una diagnosi o un indiziato sotto interrogatorio. La realtà dei fatti è tuttavia diversa: l'estratto prende ispirazione da una delle numerose scene tragicomiche tratte dalla serie italiana Boris. Girata dal 2007 al 2010 e distribuita da Netlix a partire da maggio 2020, Boris racconta la vita, le figure strampalate e i retroscena del set di una soap opera fittizia di dubbio gusto, "Gli occhi del cuore 2". L'intento dell'articolo è interpretare la figura del protagonista di "Boris", Alessandro, come paradigma delle pene che vivono gli stagisti italiani oggigiorno.
Nella scena già presentata Alessandro, stagista precario, chiede intimorito e quasi mortificato un salario per il suo lavoro a Sergio, direttore di produzione de "Gli occhi del cuore 2". "Boris" affresca con acume e umorismo le difficoltà degli stagisti e, in generale, dei giovani italiani ad entrare nel mondo del lavoro. La situazione paradossale del protagonista denuncia la mentalità di alcune personalità convinte che il rapporto stagisti-azienda benefici unilateralmente i primi. Citando la serie, Sergio cerca di placare le "pretese" di Alessandro facendo leva su una concorrenza fatta da "decine di curriculum di gente che gli chiede in ginocchio di fare qualsiasi cosa gratis pur di stare lì (sul set)". Il direttore di produzione cerca,implicitamente , di far sentire lo stagista grato dell'esperienza che, pur non essendo pagata, lo formerà e rimpinguerà il suo curriculum. Il colloquio con Sergio impone ad Alessandro di scegliere fra continuare a lavorare senza stipendio o di, semplicemente, tornarsene a casa. La vicenda si conclude con un ironico lieto fine, che vede premiare Alessandro, ardito a punto da rifiutare di proseguire il lavoro di stagista nel set, con un'irrisoria controfferta di 150 euro settimanali (lordi, tiene a specificare Sergio).
La satira della serie non si esaurisce,tuttavia, nel mero aspetto finanziario. Nel meta-set de "Gli occhi del cuore 2", che fa da cornice all'intera serie, gli stagisti assolvono compiti prosaici o, al contrario, troppo impegnativi per una persona non esperiente: gli impieghi di Alessandro oscillano infatti con disinvoltura da servire caffé all'intero set a gestire autonomamente le comparse di giornata (l'assenza di aiuto ed esperienza in quel tipo di situazione sono per Alessandro, ovviamente, sottintese). Lo stagista, durante il suo percorso, non riuscirà a trarre alcun vantaggio neppure dalla collaborazione con l'importante attore teatrale -anche lui fittizio- Orlando Serpentieri, al quale si ritroverà ad insegnare solamente come usare la macchinetta del caffé e a spiegare la confusa trama de "Gli occhi del cuore 2".
L'aspetto umano del set e, nello specifico, il rapporto di Alessandro con lo zoccolo duro dello staff assume, nella serie, tinte grottesche. Il potenziale comico che si cela dietro i maltrattamenti che Alessandro subisce durante le rirpese comporta un'esasperazione di determinate dinamiche: uno stagista utilizzato come cavia per assaggiare carne avariata o come corriere di droga sono episodi che esistono nel mondo della finzione con l'unico scopo di far ridere.
La sensazione che tuttavia rimane, passato il setaccio della realtà, è che in un mondo in cui "stagista" è sinonimo di manovalanza a costo zero, l'aspetto umano, così importante in ambito lavorativo, sia marginale, per non dire nullo. Alessandro è anche, in questo senso, il simbolo di un numero consistente di giovani che vivono la prima esperienza professionale in un ambiente in cui non si sentono valorizzati e, per di più, facilmente rimpiazzabili.
Referenze
I: Foto di copertina tratta dalla serie televisiva "Boris"
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