“La droga può anche non lasciare tracce, il denaro le lascia sicuramente”.
Detto ancora più sinteticamente “Follow the money”. (I)
Forse non la citazione di Giovanni Falcone più nota, eppure la più importante, perché alla base del metodo che rivoluzionerà la lotta alla Mafia, in Italia e all’estero.
Siamo agli inizi degli anni ottanta, all’alba della seconda guerra di Mafia, quando Falcone viene chiamato da Rocco Chinnici a indagare su Rosario Spatola(II), membro della criminalità organizzata Palermitana.
Fino a questo momento i processi per Mafia si riducono a quanto accade sul territorio, agli omicidi, ai regolamenti di conti tra famiglie rivali, ma gli affari della malavita locale non sono fermi all’interno delle città o entro i confini dell’isola Siciliana.
E neanche si limitano alla sola Italia, alla parte continentale del belpaese.
La Mafia non è ferma, statica, si muove ed emigra, ha contatti oltreoceano, in America, e soprattutto è da lontano che arriva la droga, che nel contesto mafioso è parte del potere e della capacità di controllare il territorio.
Sono le piazze di spaccio ciò che salta all’occhio ancora prima degli omicidi e delle minacce, i luoghi dove la merce illegale viene commercializzata, arrivando ai tossicodipendenti dopo una lunga catena che parte dall’altra parte del mondo e passa per molte mani e molti nomi, alcuni noti e altri meno.
Quando la droga finisce il suo percorso, viene venduta a chi la consumerà, c’è qualcosa che, al contrario, comincia a viaggiare di mano in mano, risalendo la colonna di comando dell’organizzazione. Sono i soldi, i money, che dal basso tornano su e da qualche parte si fermano per arricchire un capo mafia o qualcuno che gli è molto vicino. (III)
Ma nel mondo di fine ‘900, un mondo nuovo, che si avvia alla interconnessione e all’abbattimento delle barriere virtuali tra gli stati, le persone e gli scambi, il denaro che arriva a chi si arricchisse coi traffici, leciti o illeciti che siano, non finisce sotto il materasso o in un caveau in stile Zio Paperone. Arriva alle banche, diventa intangibile, forse, ma non viene meno la possibilità di seguirlo; da un uomo all’altro, da un negozio all’altro, da un conto corrente privato a una gioielleria di lusso, passando tramite assegni o altre operazioni di natura bancaria.
Ecco, allora, che nella lotta alla criminalità organizzata gli istituti di credito, ottimi intermediari per permettere ai soldi di circolare, diventano importanti fonti di informazioni e di notizie che altrimenti non si potrebbero avere. (IV)
La collaborazione delle banche è la base del “Metodo Falcone”, e grazie al superamento del segreto bancario si consente alla magistratura di indagare in questa nuova direzione.
Gli Stati Uniti – ma non solo- diventano luogo in cui Falcone è di casa, l’FBI un potente alleato che approva e collabora con l’intuizione del magistrato Siciliano, si apre una nuova stagione di lotta alla criminalità organizzata.
Siamo prima del maxiprocesso, prima del pool antimafia, molto prima del drammatico 1992, ma è qui che si mettono le basi per quanto accadrà e per quanto potente sarà lo scossone che Falcone e i colleghi daranno a Cosa Nostra, anche se pagando un prezzo altissimo.
L’idea funziona, il controllo dei flussi bancari permette di collegare reati e personaggi prima tra loro sconnessi, superando il rischio di insufficienza di prove e altre situazioni in cui mancavano fondamentali dettagli tangibili per dimostrare le teorie investigative.
C’è quel qualcosa in più, quel che serve in un’aula di Tribunale per sostenere l’accusa senza esser tacciati di avere una fervida immaginazione. (V)
I primi processi che si svolgono dopo indagini condotte con il “Metodo Falcone” portano risultati importanti, condanne di rilievo, attacchi al cuore dei sodalizi criminali.
Palermo e la Sicilia tutta entrano negli anni ’80 sotto il peso della seconda guerra di Mafia.
In continente, soprattutto nel centronord italiano, il nuovo decennio segna la fine degli anni di piombo, il ritorno a una vita normale, la fine degli omicidi, delle sparatorie, degli attentati.
Sull’isola, invece, è l’inizio di una nuova stagione di sangue e dolore, di morti quotidiani, di battaglia tra le organizzazioni criminali e fra lo Stato e la criminalità organizzata.
Nasce in questo contesto il pool antimafia, è qui che il “Metodo Falcone” continua a svilupparsi e a dare risultati, fino al maxiprocesso e oltre.
Come finisca la storia di Giovanni Falcone l’uomo lo sappiamo.
Nei primi caldi estivi del maggio 1992, sull’autostrada che dall’aeroporto di Punta Raisi porta a Palermo, all’altezza dello svincolo di Capaci, il magistrato, la moglie e la scorta incontrano la morte sotto forma di attentato dinamitardo.
Ma non finisce la storia del “Metodo Falcone”, che a distanza di trent’anni porta il nome e l’intuizione del giudice Palermitano in giro per gli organi investigativi e giudiziari di tutto il mondo.
Passano gli anni, le indagini, i magistrati, i criminali.
Passa molto tempo tra la morte di Giovanni Falcone e l’ottobre del 2020, quando 190 nazioni appartenenti all’Onu approvano la “Risoluzione Falcone”, che rende il metodo ancora valiro e all’avanguardia nella lotta alla Criminalità Organizzata internazionale. (VI)
Il nostro mondo, trent’anni più tardi, è ancora più interconnesso, legato da traffici e scambi spesso poco visibili. Eppure il denaro, anche quando diventa online e si dematerializza, lascia ancora tracce inequivocabili.
Che, come tutte le tracce, portano risultati a chi sa seguirle.
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