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Storia della Mafia, un piccolo viaggio nel tempo

La mafia è un fenomeno umano e come tutti i fenomeni umani ha un principio, una sua evoluzione e avrà quindi anche una fine. (I) Conosciutissima, questa frase di Giovanni Falcone è sicuramente un buon sperare per tutti quelli che lottano contro la criminalità organizzata, un augurio che si può fare a se stessi di vedere, un giorno, sconfitta tale piaga. Ma Falcone ci ricorda anche un’altra cosa: la mafia ha avuto un inizio. Quando? Come? Iniziamo col fare una digressione linguistica. Oggigiorno, col termine Mafia, racchiudiamo un po’ tutto quel che riguarda la criminalità organizzata, italiana e straniera. Si può sentir parlare erroneamente di mafia anche riferendosi alla Camorra o alla ‘Ndrangheta, o ad organizzazioni nate ed operanti in territori ben lontani da quelli italiani, come il Giappone. In realtà la mafia, se si vuol essere specifici, è quella nata e sviluppatasi in Sicilia durante il XIX Secolo, a cavallo dell’unità d’Italia. L’origine del nome è incerta, e le ipotesi etimologiche sono varie, forse troppo per racchiuderle in un solo articolo. C’è chi ci vede una derivazione di origine araba, un lascito di quando i mori vivevano sull’isola, partendo dal termine maḥyaṣa ‘smargiassata millanteria’, oppure mo’afiah,col significato di ‘arroganza, tracotanza, prevaricazione’. È pur vero, si potrebbe rispondere a chi dà per buone queste possibilità, che tra la permanenza degli Arabi in Sicilia e la prima apparizione del termine Mafia in pubblico passano diversi secoli, forse troppi. Dobbiamo infatti arrivare al 1838 e a un documento dell’allora Regno delle Due Sicilie per incontrare la parola Mafia, e ancora al 1865, quando va in scena l'opera teatrale I mafiusi de la Vicaria, ambientata nel carcere della Vicaria di Palermo, di Giuseppe Rizzotto e Gaetano Mosca. Appena un paio d’anni più tardi, nel 1865, Mafia assume il significato che tuttora è il prevalente in un rapporto del Prefetto di Palermo. E se l’origine non fosse Araba ma appartenesse al Cristianesimo? Forse non tutti sanno che Mafia, all’inizio, aveva due f. La Maffia. È interessante l’opinione che riconduce il nome Mafia al nome Maffeo, una variante del ben più noto e comune Matteo, come l’Apostolo, il ricco Pubblicano che segue Gesù sì, ma dopo un momento sfarzoso, non nel silenzio degli altri, i pescatori di umile origine.(II) Matteo, Maffeo, fare la Maffia, esibire, mostrare lusso e superiorità, quel qualcosa in più che la criminalità organizzata ha in una Sicilia post Borbonica ancora prevalentemente rurale e feudale. Perché, qualsiasi sia l’origine di questa parola conosciuta – e temuta- in tutto il mondo, il contesto in cui il fenomeno si sviluppa è chiaro e conosciuto. È il controllo la parola chiave. Il XIX Secolo Siciliano è caratterizzato da grandi proprietà terriere, un feudalesimo mai terminato, anche se ufficialmente abolito, incapace di reggere il confronto con l’Europa che corre lungo i binari delle rivoluzioni industriali. Quando la terra è sconfinata, si estende in su e in giù lungo l’isola, occupando uomini e donne di posti diversi, il controllo sui luoghi e sui braccianti non è facile questione per il padrone. Anzi, nel secolo che porterà a Marx, alla nascita del comunismo, ai discorsi sulla lotta di classe, reprimere le ribellioni dei mezzadri e dei contadini è di importanza vitale per chi possiede terre e ricchezze. Per questo servono uomini forti e volenterosi, capaci di gestire anche le situazioni più difficili.(III) Nascono così i primi gruppi, come controllori dei lavoratori. Agiscono sotto padrone, è vero, ma hanno prerogative indispensabili al buon funzionamento delle terre: perché se nessuno controlla lo sciopero e le lamentele a ben poco serve avere terre che si estendono per ettari ed ettari. Per esercitare controllo si girava nelle terre a cavallo, armati di fucili e di poteri non indifferenti sulla vita dei contadini, i fu servi della gleba. Altra caratteristica di quella che un giorno sarà la mafia è l’ereditarietà delle cariche: di padre in figlio, generazione dopo generazione, i gabellotti, questo il nome ufficiale, acquistano potere, stima e timore da parte del resto della comunità.(IV) Sono elementi che ancora oggi reggono la mafia, il suo valore sociale nei contesti in cui vive e prolifica si basa sul rapporto di prevaricazione sull’altro, parole come rispetto e onore non sono mai passate di moda nel vocabolario della criminalità organizzata, essendo anzi, forse, le più importanti. È storicamente riconosciuto l’aiuto delle formazioni criminali ai Mille di Garibaldi nel momento del loro sbarco in Sicilia, e l’Unità d’Italia non ferma il fenomeno malavitoso. L’Italia è unita, ma Torino, la Capitale, città del Re e del Parlamento, è troppo lontana per controllare l’isola, così diversa e così distante. La Mafia, allora, diventa un tacito aiuto al giovane Regno d’Italia. (V) Nonostante sia proprio a fine ‘800 che troviamo apparire il termine Mafia nei documenti ufficiali, per la maggior parte connessi a delitti e processi, questa organizzazione capace di controllare il territorio, capaci in tutti i sensi di parlare la stessa lingua del popolo, è fondamentale per chi nella Sicilia vede solo un’isola geograficamente lontana. Controllo. La criminalità organizzata si introduce di nuovo là dove seve controllare, mantenere l’ordine aldilà di quanto possa fare l’ordine costituito, sia questo Statale o Feudale. Non è totalmente assente la repressione, non è alla luce del sole che la Mafia si avvicina allo Stato. Ci sono indagini, accuse, processi, ci sono Magistrati e Prefetti che capiscono bene cosa siano queste organizzazioni, questi uomini d’onore, ma poi, quando si arriva in cima alla catena di comando, le scelte non sempre seguono le intuizioni investigative. Nel 1893 non fu ignorabile il contributo che la criminalità organizzata diede allo Stato nella repressione dei movimenti dei Fasci Siciliani; il controllo dove le istituzioni non arrivano, l’aiuto a quel potere che da solo non è in grado di gestire tutto. (VI) Forse, dall’Unità d’Italia ai giorni nostri, fu il Fascismo il momento meno fecondo per lo sviluppo della Mafia Siciliana, quando l’avversario scelto dal regime per affrontare il fenomeno fu il Prefetto Mori.(VII) Nonostante una forte azione repressiva, che costrinse molti affiliati a lasciare l’isola alla volta degli Stati Uniti, l’azione di Mori non fu sufficiente a sconfiggere la Mafia, che giocò un ruolo fondamentale nello sbarco degli alleati in Sicilia, durante la seconda guerra mondiale.(VIII) E per quanto riguarda l’età Repubblicana lo sappiamo bene: storia, intuizioni e documenti ufficiali ce lo dicono, il rapporto tra Mafia e Stato è avvolto da nubi e grigiori. Ma forse, un giorno, anche questo fenomeno avrà una fine. Referenze I https://aforismi.meglio.it/aforisma.htm?id=6a8f II https://www.linkiesta.it/2014/10/da-dove-viene-la-parola-mafia-la-crusca-risponde/ III http://www.vittimedeldovere.it/public/elaborati-8nov2019/13-dossier-officina-della-legalita-fermi-sulmona.pdf IV https://it.wikipedia.org/wiki/Gabellotto V https://it.wikipedia.org/wiki/Cosa_nostra#L'unit%C3%A0_d'Italia VI https://www.orizzontipolitici.it/storia-nascita-mafia/ VII https://it.wikipedia.org/wiki/Cesare_Mori VIII https://www.treccani.it/enciclopedia/mafia/ Immagine: https://www.studiarapido.it/wp-content/uploads/2016/02/mafia.jpg

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