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Il razzismo è illegale, lo dice la legge.

Aggiornamento: 20 lug 2020

Minneapolis – Minnesota, USA: George Floyd, uomo di 46 anni, muore per asfissia a causa di un fermo della polizia locale. È il 25 maggio 2020, il mondo occidentale si sta appena risvegliando dal lockdown imposto a causa della pandemia sanitaria globale e le forze dell’ordine statunitensi assassinano un altro afroamericano. Secondo uno studio del New York Times[1], la polizia statunitense è responsabile della morte di 1098 persone nel 2019, di cui il 24% delle vittime sono di origine afroamericana, nonostante gli afroamericani rappresentino solo il 13% della popolazione statunitense totale. Stando ai fatti, negli Stati Uniti d’America un nero rischia tre volte di più di un bianco di essere ucciso dalla polizia.


Il video dell’arresto di George Floyd è anche il video della sua morte[2], 8 minuti e 46 secondi di agonia diffusi sui social sono la scintilla che infiamma la bolla di frustrazione ed insicurezza sociale ed economica accumulata negli utlimi vent'anni e sedimentata definitivamente in questi mesi di distanziamento sociale. Per molti è troppo ingiusto, troppo doloroso e troppo pubblico per restare indifferenti. È la fine del torpore. Così, dal 26 maggio le strade di Minneapolis sono state affollate dai manifestanti impegnati nella causa antirazziale. A sostegno della protesta e del movimento Black Lives Matter[3] sono scese in piazza, per giorni, numerose altre città statunitensi e il dibattito pubblico del Paese delle ultime settimane è stato animato dalla contrapposizione tra gli ideali dell’antirazzismo e svariati episodi di violenza[4] da parte dei manifestanti a danni di strutture pubbliche e private e da parte della polizia a danno grave dei manifestanti. Da Los Angeles a Roma, da New York a Bruxelles le proteste antirazziali continuano ancora, animate principalmente da giovani alla ricerca di una rigenerazione della giustizia sociale.


Giustizia ed uguaglianza che hanno ancora bisogno di essere affermate, coltivate e spiegate ai più titubanti, come ai più convinti, a coloro per i quali il razzismo altro non è che autoconservazione, tradizione o educazione, così come a coloro che per essere antirazzisti a tutti i costi finiscono per mortificare e discriminare chi non la pensa come loro. È forse il caso, allora, di raccontare il valore legale ed universale dei diritti civili, con particolare attenzione all’uguaglianza antirazziale. Faremo un viaggio attraverso gli articoli dei trattati interazionali posti a garanzia dei diritti civili per imparare che il razzismo e la discriminazione sono illegali.


La Costituzione Italiana è entrata in vigore il 1° gennaio del 1948, nell’immediato dopoguerra, in un Paese che si stava rimettendo in piedi dopo il ventennio fascista, caratterizzato da guerra, soprusi e discriminazioni. Per evitare che tutto questo accada di nuovo, all’articolo 3 della Costituzione[5] si afferma: “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese.”


Dello stesso anno, il 1948, è la Dichiarazione universale dei diritti umani[6], il primo atto della comunità internazionale volto al riconoscimento dei diritti fondamentali degli uomini e della loro universalità. La Dichiarazione tutta è un inno all’uguaglianza e alla tutela dei diritti, al cui artico 2 si può leggere: “Ad ogni individuo spettano tutti i diritti e tutte le libertà enunciate nella presente Dichiarazione, senza distinzione alcuna, per ragioni di razza, di colore, di sesso, di lingua, di religione, di opinione politica o di altro genere, di origine nazionale o sociale, di ricchezza, di nascita o di altra condizione. Nessuna distinzione sarà inoltre stabilita sulla base dello statuto politico, giuridico o internazionale del paese o del territorio cui una persona appartiene, sia indipendente, o sottoposto ad amministrazione fiduciaria o non autonomo, o soggetto a qualsiasi limitazione di sovranità.”


E se l’ONU ha la sua dichiarazione, il Consiglio d’Europa non poteva essere da meno. Così nel 1950, a Roma è stata sottoscritta la Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali[7] che all’articolo 14 prevede espressamnte il divieto di discriminazione: “Il godimento dei diritti e delle libertà riconosciuti nella presente Convenzione deve essere assicurato senza nessuna discriminazione, in particolare quelle fondate sul sesso, la razza, il colore, la lingua, la religione, le opinioni politiche o quelle di altro genere, l’origine nazionale o sociale, l’appartenenza a una minoranza nazionale, la ricchezza, la nascita od ogni altra condizione.”


La giurisprudenza più forte e vasta in materia di diritti, però, è quella prodotta dall’Unione Europea. Infatti, l’ultimo documento che incontriamo, in questo viaggio alla scoperta del diritto all’uguaglianza attraverso i trattati internazionali, è la Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea[8]. Firmata a Nizza nel 2000, è con la riforma di Lisbona del 2007 che la Carta viene equiparata giuridicamente ai Trattati istitutivi dell’Unione e diviene, per questo motivo, vincolante per tutti gli Stati membri. Articolo 21, Non discriminazione: “È vietata qualsiasi forma di discriminazione fondata, in particolare, sul sesso, la razza, il colore della pelle o l’origine etnica o sociale, le caratteristiche genetiche, la lingua, la religione o le convinzioni personali, le opinioni politiche o di qualsiasi altra natura, l’appartenenza ad una minoranza nazionale, il patrimonio, la nascita, la disabilità, l’età o l’orientamento sessuale. Nell’ambito d’applicazione dei trattati e fatte salve disposizioni specifiche in essi contenute, è vietata qualsiasi discriminazione in base alla nazionalità.”


Probabilmente dovremmo tutti rileggere i testi di questi trattati, dovremmo leggerli ai bambini prima di dormire nella speranza che li ricordino crescendo e, ancora di più, dovremmo leggerli ai grandi che questi diritti hanno il dovere di garantirli e rispettarli. Se è vero che non vi debba essere legge senza discriminazione, è vero anche che, nella sostanza, il razzismo e la discriminazione esistono in tutti gli angoli della terra e in tutte le forme possibili, a discapito della vita di molti uomini, donne e bambini. È dunque essenziale informarsi e battersi in difesa dei diritti civili, perché ogni qualvolta si sceglie di tacere si diviene complici, e la complicità è connivenza e la connivenza è essa stessa reato, lo dice la legge.


Arrivederci lockdown, bentornata rivoluzione.

[1] New York Times https://mappingpoliceviolence.org/ [2] “Gli utlimi minuti di George Floyd”, Internazionale https://www.internazionale.it/liveblog/2020/06/01/ultimi-minuti-george-floyd [3] Black Lives Matter https://blacklivesmatter.com/ [4] Diciamo chiaramente da dove viene la violenza, Rebecca Solnit, The Guardian/Internazionale https://www.internazionale.it/opinione/rebecca-solnit/2020/06/07/stati-uniti-proteste-violenza [5] Costituzione Italiana https://www.cortecostituzionale.it/documenti/download/pdf/Costituzione_della_Repubblica_italiana.pdf [6] Dichiarazione Universale dei diritti umani http://www.senato.it/documenti/repository/relazioni/libreria/fascicolo_diritti_umani.pdf [7] Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali http://presidenza.governo.it/CONTENZIOSO/contenzioso_europeo/documentazione/Convenzione.pdf [8] Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea https://eur-lex.europa.eu/legal-content/IT/TXT/PDF/?uri=CELEX:12012P/TXT

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