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Referendum 20/21 settembre: l’eterno scontro fra governabilità e rappresentatività

Aggiornamento: 10 set 2020

La campagna elettorale per il referendum costituzionale del 20 e 21 settembre sta entrando nel vivo e, come accaduto spesso negli ultimi anni, si ripropone la contrapposizione fra due visioni diverse della politica parlamentare: governabilità contro rappresentatività. Con questi due termini si indicano le due possibili strade da seguire in una forma di governo parlamentare[1]; da un lato si dà maggiore importanza alla necessità di garantire la stabilità di una maggioranza, in grado di realizzare una continuità di Governo mentre la rappresentatività pone maggiore attenzione alla necessità di garantire una quanto più ampia rappresentanza delle scelte degli elettori, anche a costo di una più ampia frammentazione dei gruppi politici.


Andando nel concreto del dibattito contemporaneo, la domanda che ci si pone in questi giorni è: la proposta di riforma costituzionale garantisce la stabilità di governo? È una riforma in grado di realizzare un sistema parlamentare improntato maggiormente alla governabilità? Appare fuorviante affermare che la sola riduzione dei seggi in Parlamento garantisca, da sola, la governabilità all’interno di Camera e Senato perché al riassetto del sistema istituzionale e dei numeri all’interno delle assemblee legislative va accompagnata, necessariamente, una legge elettorale improntata verso un sistema elettorale maggioritario e con soglie di sbarramento che escludano le piccole formazioni politiche dall’ingresso in Parlamento.


La riforma della legge elettorale attualmente non esiste, non c’è una proposta valida al vaglio delle Camere e non si è ancora raggiunto un accordo fra le differenti forze politiche che permetta al nostro Paese di avere la certezza che il nuovo assetto istituzionale sia completo sotto ogni aspetto.


Altro aspetto fondamentale da approfondire è la perdita di rappresentatività dei territori medio-piccoli (che abbiamo già accennato in un articolo dello scorso 22 luglio[2]). Viene da chiedersi se è strettamente necessario inseguire il mito della governabilità, anche al costo di ridurre la rappresentatività della Camera e del Senato. Con una riduzione del numero degli eletti, infatti, è quasi scontato che il combinato disposto con una legge elettorale che strizza l’occhio alla governabilità porterà all’impossibilità per i piccoli partiti e le forze di opposizione di esprimere un adeguato numero di rappresentanti in Parlamento.


Il nostro delicato equilibrio costituzionale non può essere riformato con approssimazione o sciatteria, non è ammissibile che si taglino i seggi senza avere prima definito un sistema di correttivi e bilanciamenti in grado di assicurare una corretta rappresentatività dei territori e delle forze politiche minori che sono il sale della democrazia, grazie al loro fondamentale ruolo di stimolo e controllo nei confronti della maggioranza parlamentare e del Governo.


[1] https://politicasemplice.it/capire-politica/governabilita-rappresentativita-forma-governo-parlamentare

[2] https://www.dispari.online/post/a-settembre-si-vota-il-referendum-costituzionale-lo-sapevi

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