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Il Sud e la sua rappresentazione


Terminato il fascismo e la guerra, l’Italia si risveglia più divisa che mai. L'opinione pubblica borghese delle grandi città del Nord, impregnata dei valori del ventennio, scopre che la penisola non rispecchia l’immagine propagandata dal regime.

Il fascismo infatti era stato capace di trasformare la narrazione del Sud quale quella di un paradiso incantato, quasi fiabesco, dove gli abitanti portatori di valori sani e giusti quali religione e famiglia vivono lentamente la propria esistenza.

Lo scossone a questa credenza consolidata viene da Carlo Levi, che con la sua opera quasi antropologica “Cristo si è fermato ad Eboli” racconta la sua esperienza di confino dal 1935 al 1936 nel paesino di Aliano, in Basilicata. L’immagine che ne viene fuori è di una terra senza speranze fatta di fatica e deprivazione.


Carlo Levi con "i suoi contadini" Aliano, Basilicata, 1936.


È da quel momento in poi che torna alle cronache la “questione meridionale”, un contenitore di significato troppo ampio per significare una cosa sola.

Questo immenso topic oltre a contenere tanti argomenti (economia, società, cultura ecc..) ha anche differenti visioni, differenti modi in cui guardare il fenomeno. La rappresentazione del Meridione non è quindi univoca ma dipende innanzitutto da chi la guarda. Carlo Levi osserva la vita dei contadini partecipandovi, ma non ne fa parte; viene da un'altra città ed ha un’altra cultura. Ai suoi occhi il Sud è un elemento esterno al suo background e quindi è definibile un Meridionalista, ossia chi studia il Sud senza farne parte. Nel versante opposto abbiamo la corrente Meridionale, ossia studiare il Sud dalla prospettiva interna, facendone parte (i). Entrambe le visioni hanno i loro pros e cons e nessuna delle due sfugge dal fascino della narrazione incompleta e partigiana.

Arrivati al 2021 questione meridionale non è terminata e quindi di conseguenza la visione del Sud come qualcosa di “diverso” dall’Italia nemmeno. È quindi interessante interrogarci su quale sia lo stato dell’arte della rappresentazione del Meridione ai giorni d’oggi. Grazie alle tecnologie, alla comunicazione di massa e all’exploit dei contenuti multimediali e culturali l’interrogativo ha una più facile soluzione rispetto agli anni di Carlo Levi. Basta accendere una Tv, collegarsi sulle piattaforme di streaming, andare in libreria o semplicemente leggere un giornale.

Lo stesso interrogativo se lo sono posti i ricercatori dell’Università del Salento coordinati dal Prof. Stefano Cristante che insieme alla sociologa Velentina Cremonesini hanno scritto La parte cattiva dell’Italia. Sud, media e immaginario collettivo” (ii) edito da Mimesis. In questa interessantissima ricerca vengono analizzati i prodotti mediali dal 1980 al 2010. “Diamo conto di come il Sud sia stato rappresentato da alcuni media mainstream nel corso degli ultimi trent’anni, più o meno da quanto è cominciato lo sfarinamento dell’antica questione (meridionale)”(iii).

Dalla ricerca emerge chiaramente come il Sud sia visto (dai Meridionalisti o Meridionali non cambia nulla) come un territorio diverso dall’Italia, dove vige una vera e propria sospensione della legalità e dove a farla da padroni sono le famiglie della malavita organizzata(iv). Un racconto che è certo foraggiato dagli episodi di cronaca nera e corruzione raccontati da giornali e media.


Questo spiacevole fenomeno però ha subito negli ultimi due decenni una spettacolarizzazione fuori controllo, a causa di ciò la criminalità da fenomeno vergognoso e da nascondere è diventata uno show business che crea ascolti e profitto.

E' davvero imponente il repertorio mediatico basato su storie di criminalità, sulle cosiddette “gangster stories” con sfondo il Sud. Basta pensare a Gomorra, a la Piovra o semplicemente basta andare a cercare il palinsesto della tv generalista e delle pay tv.(v)

Personaggi disumanizzati che uccidono indisturbati in un contesto di degrado e sospensione della legalità.


Vele di Scampia, divenute un "luogo Cult" grazie alla serie Gomorra.


Si noti però che lo scopo di questo articolo non è assolutamente quello di indagare sul valore morale o sulle conseguenze dell’emulazione di certi comportamenti; personalmente sono favorevole al fatto che se un contenuto piace è giusto che non debba subire censure. è interessante piuttosto riflettere su come facciano apparire il Sud e su come il trend del “Paradiso abitato da Diavoli” di Crociana Memoria sia ancora in auge (vi).

Termino questa piccola riflessione con qualcosa all’opposto di quello che ho raccontato fin’ora: nel 1974 Rino Gaetano, crotonese di nascita ma romano d’adozione, scrive “Ad esempio me piace il Sud”. Del testo, un vero e proprio idillio alla calma e alla pace del Sud le parole che più mi colpiscono sono:

“Poi mi piace scoprire lontano

Il mare se il cielo è all'imbrunire

Seguire la luce di alcune lampare

E raggiunta la spiaggia mi piace dormire” (vii)

A prescindere da cosa venda o no, ogni tanto è bello guardarsi attorno e farsi rapire dalla bellezza.


REFERENZE

(i) https://www.officinadellastoria.eu/it/2020/07/02/da-carlo-levi-a-francesco-rosi-cristo-si-e-fermato-a-eboli-e-la-rappresentazione-cinematografica-del-mondo-contadino-meridionale/#_ftn4

(v)https://www.avvenire.it/agora/pagine/gomorra-sud-a-senso-unico

(vii)https://www.youtube.com/watch?v=2grH7rF2N_8


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