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Immagine del redattoreGiuseppe Vitti

Meridionali cattiva gente

Nello scorso articolo [i] abbiamo visto come il meridione sia stato rappresentato dopo il fascismo prima come terra della deprivazione e della sofferenza economica e dopo come paradiso incantato abitato da veri e propri diavoli. A cavallo del millennio la rappresentazione era ancora cambiata, divenendo il sud una terra senza legge dove famiglie criminali e criminalotti da strapazzo possono scorrazzare liberamente nell’impunità generale.

Abbiamo visto come basta un libro, un film o una serie tv per cambiare il punto di vista su uno stesso fenomeno, e di quanto certi punti di vista “facciano vendere” prodotti mediatici. Ci eravamo però fermati a come gli italiani rappresentano il Sud e non come questo venga visto fuori dal “Bel Paese”.

Ci interrogheremo quindi passando in rassegna i prodotti dell’industria mediale per eccellenza, cioè dei film hollywoodiani.

Il primo film di cui voglio parlare è uno dei primi film di cui si abbia memoria in cui il protagonista è un italiano.

Si tratta di “The Italian” [ii], un film addirittura del 1915 che racconta le vicissitudini di un lustrascarpe italiano a New York, che a causa di una rissa finisce in carcere. Questo rappresenta bene l’immaginario e la rappresentazione dell’italiano (soprattutto del Meridionale) all’estero. Si tratta di un individuo scanzonato, rumoroso, dedito a piccoli atti criminosi con tratti che vanno dal pietoso al clownesco.




Passano gli anni e in America si diffonde velocemente negli anni del proibizionismo la criminalità organizzata. Di un fenomeno ampiamente sfaccettato che vede la presenza di criminali di ogni nazionalità e ceto sociale, sono gli immigrati italiani, e per essere precisi, gli immigrati meridionali che vengono indicati come i principali artefici della crisi della legalità di quegli anni. Uno in particolare, Alphonse Capone verrà definito “il nemico numero uno dell’America”. Per quanto la cronaca sia inoppugnabile e non sta a noi contestarla, proprio in quegli anni si creerà il fortunato dualismo “meridionale-criminale”, una formula efficace che funziona sorprendentemente ancora oggi. Delle innumerevoli pellicole venute alla luce nei decenni a venire (98 tra il 1915 e il 1972), quella che consacrerà l’immigrato meridionale come criminale è “Il Padrino” di Francis Ford Coppola.



Questo film è stato il vero e proprio melting point del cinema gangster americano; da allora ai giorni nostri i film con lo stesso (fortunato) soggetto prodotti dagli studios hollywoodiani sono stati ben 438, con un incremento dell’81% rispetto al periodo 1915-1972. A poco servono le continue proteste contro lo stereotipo da parte dell'Italic Institute of America, Order Sons and Daughters of Italy in America, National Italian American Foundation e UNICO, la più antica associazione di discendenti italiani fondata nel 1922. Se lo stereotipo vende non c’è protesta che tenga.

Vende talmente tanto che nella premiazione degli Oscar 2020 è un film ispirato alla mafia italoamericana, The Irishman, ad essere candidato a ben 10 Oscar (non ne vincerà nessuno però).




Cognome vagamente italiano, accetto siciliano o comunque meridionale, grettezza nel modo di pensare e modi pavoneggianti tendenti al clownesco. È questo il Sud Italia nei cinema internazionali. Un modello talmente fortunato che è arrivato a contaminare il cinema nostrano. È infatti impossibile non trovare un filo rosso che colleghi i gangster moovies americani con il recente exploit del cinema criminale italiano. È quindi un cerchio che si chiude, con i personaggi Meridionali che finalmente possono “operare” nella loro terra natia. È così che è necessario interpretare “La Piovra” o “Gomorra”. Certo, la cronaca ha aiutato (nonostante da anni che i giornali vedano il Nord come macrozona con più eventi criminosi) ma di certo c’è stata un’enfatizzazione e ci sono stati facili semplificazioni.

Nota a piè di pagina: dalle vicende di Al Capone che è ispirato il fortunato film “Scarface”. La cosa curiosa è che nella prima versione, del 1932, il protagonista nonostante nome e cognome italiano avesse nazionalità filippina, mentre nella versione più recente e famosa del 1983 è cubano. Passano gli anni e cambiano le nazionalità da additare come criminali, unica, sfortunata eccezione è quella italiana.



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