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La Bat-cintura dell’Ambiente

Aggiornamento: 1 mag 2020



Cos'è l’ambiente, e che strumenti abbiamo per proteggerlo? Ma allora, esiste questo cambiamento climatico? A chi dobbiamo dare la colpa, e a chi sono già arrivati gli effetti?

Di questo e di molto altro tratterà la rubrica Ambiente. L’argomento è vario e dotato di mille sfaccettature, perché in fin dei conti ambiente è tutto quello che ci circonda. L’ambiente viene influenzato dagli esseri umani ma ancora prima ne determina il corso della vita.

Prima ancora che ci fosse l’uomo, ci sono state ere glaciali, disgeli e anche i dinosauri. E così come ci sono stati mondi senza che alcuno cantasse poesie a riguardo e questi sono poi finiti, l’era dell’uomo finirà. Questa è una certezza, che si creda nel giorno del giudizio, nel consumismo sfrenato o nelle guerre nucleari. Sarebbe bello però, anche sapendo che la razza umana ha la data di scadenza, renderla meno impattante possibile su quello che la circonda e perché no anche a lunga conservazione.

È necessaria una ricetta per aumentare la consapevolezza di quello che ci accade intorno. L’obiettivo è, tornando alla metafora della data di scadenza, essere fagioli in scatola piuttosto che il gorgonzola che finirà presto per rendere tutto il frigorifero una colonia di muffe.


Ma iniziamo dall'inizio. Di seguito una carrellata dei tanti strumenti ed attori che prendono parte nel palco che osserveremo. Per adesso si tratta solo di un’infarinatura, nel tentativo di creare uno di quei trailer che fanno venir una voglia matta di correre al cinema solo per sapere come va a finire la frase lasciata a metà


L’ambiente lo condividiamo con tutti quelli che ci circondano. Non rispetta confini, e come tale va affrontato. Per questo di cruciale importanza sono gli accordi che le nazioni si sono poste di rispettare nel nome della protezione di quel fatidico ambiente condiviso. Tra questi, gli Accordi di Parigi [i]. Firmati nel 2016 ma in cantiere da più di dieci anni prima, definiscono alcuni obiettivi per far fronte all'emergenza climatica. Tra gli altri, di contenere l’aumento della temperatura entro i 2 gradi centigradi rispetto ai livelli preindustriali.

Gli aderenti si prefissano riduzioni dei gas serra il prima possibile, e di fare dei check-up quinquennali per controllare lo stato delle iniziative ed impegni a livello nazionale. Da non sottovalutare è anche la parte dei fondi destinati ai paesi in via di sviluppo e le loro sfide (si parla di stanziare un fondo da 100 miliardi di dollari l'anno entro il 2020), insieme agli obiettivi di aumentare trasparenza e flessibilità e adottare approcci che siano cuciti su misura caso per caso. Al momento, ben 188 paesi e l’Unione Europea hanno ratificato l’accordo. L’Italia ha ratificato il 27 ottobre 2016. D’altro canto, gli USA con l’amministrazione Trump hanno annunciato la retromarcia l’anno scorso, nel 2019, e la decisione verrà resa effettiva il prossimo novembre.


Su una scala un po’ più piccola i traguardi 2050 fissati proprio dall'Unione Europea [ii]. In linea con gli accordi di Parigi, l’Unione si è posta come obiettivo di lungo termine proprio quello di azzerare le emissioni di gas serra entro il 2050. Per raggiungere l’impatto zero, le parole magiche sembrano essere ricerca, innovazione e riforma. Oltre ad avere una parte abbastanza consistente di fondi destinati a sostenere un cambiamento verso efficienza energetica ed energie rinnovabili, esiste anche un progetto parallelo per trasformare cento città europee in città ad impatto zero.


E non sono solo le amministrazioni prendere parte al cambiamento. Anche i cittadini stessi si organizzano e fanno sentire la propria voce organizzandosi in movimenti ambientalisti e in associazioni che portano avanti azioni importantissime per l’ambiente. Pensiamo al World Wildlife Fund (WWF) e Legambiente in Italia, che proteggono la biodiversità tramite storie, campagne e progetti. Ma anche a Greenpeace, che ha combattuto numerose lotte mettendo i suoi azionisti non violenti in prima linea.

Pensiamo a fenomeni popolari e mediatici come i Fridays for Future, inventati da Greta Thumberg ed esportati in tutto il mondo per riportare il futuro del nostro pianeta al centro delle vite di tutti. Ed anche fenomeni locali che sono nati e germogliati dall'azione di tanti piccoli singoli o dall'unione di intenti di diverse organizzazioni. Nella mia zona si è attivata un’iniziativa per piantare e prendersi cura di nuovi alberi sul monte che protegge la cittadina, frequente luogo di incendi.


Gli appuntamenti per piantare gli alberi vengono pubblicati su Facebook, il che mi porta al nostro ultimo punto: i media. Fin dai tempi di Bambi i mass media si sono schierati con l’ambiente. Ora ci sono anche i social, e le informazioni (ahimé non sempre fondate) viaggiano ad una velocità supersonica e raggiungendo sempre più persone.


Nonostante ci siano tutti questi strumenti nella Bat-cintura dei paladini dell’ambiente, tante volte sembra che le buone intenzioni e i progetti non bastino. La crescita della consapevolezza ambientale è tanto esponenziale quanto ineguale. Così come è asimmetrica l’entità degli effetti che i disastri ambientali ed il cambiamento climatico hanno su diverse aree del mondo. Per questo parlarne non è mai abbastanza. Allo stesso tempo, parlarne non è abbastanza. Prima di tutto è necessario parlare con dati alla mano e cognizione di causa, e poi è ancora più indispensabile agire in prima persona. Per quanto possa sembrare retorica, piccoli gesti fanno davvero la differenza. Informandosi, costruendo cittadini più consapevoli e volenterosi d fare, costruiamo un domani in cui le piccole azioni saranno grandi.


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