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Immagine del redattoreCaterina Scotti

La morte della meritocrazia

Aggiornamento: 12 feb 2021


Il termine meritocrazia è un neologismo, nato dalla crasi tra la parola latina meritum e la parola greca kratos, coniato dal politico e sociologo Michael Young nel suo distopico romanzo del 1958 “L’avvento della meritocrazia” per indicare una particolare forma di governo che assume la capacità intellettiva e l’attitudine lavorativa del singolo esser umano come criteri regolatori dell’individuazione sociale, generando in tal modo, secondo Young, un gran numero di diseguaglianze sociale nonché economiche.



Come possiamo immaginare, l’utilizzo terminologico è stato soggetto ad una grande evoluzione per cui, attualmente, parlare del merito assume caratteri totalmente differenti che in linea teorica propongono una valutazione umana basata sulla valorizzazione dell’eccellenza “pura”, isolata dal concetto di provenienza e di tutte le sue possibili sfumature.



Tuttavia, in Italia, il principio della meritocrazia è stato per lo più relegato ad un forte abuso terminologico nel tentativo di eludere la possibilità di un’attuazione pratica. Scommettendo sull’incessante dibattito quotidiano si è tentato di mascherarne il carattere di speculazione retorica ed illusoria.

Infatti, nonostante esista un principio meritocratico che emerge chiaramente all’interno della Costituzione Italiana, in particolar modo nell’art. 34 (diritto all’istruzione), nonché in forma indiretta, negli art. 33 (abilitazione all’esercizio delle professioni), 35 (tutela del lavoro) e 97 (accesso ai pubblichi impieghi),


chi ha di più manda i figli nelle università migliori, paga rette stratosferiche, ha un vantaggio incolmabile. Non c’è prestito o borsa di studio che tenga. Dei dieci uomini più facoltosi degli Stati Uniti, sette sono laureati in università della Ivy League. Non risparmiano risorse perché i loro figli li imitino.” [I]


oltretutto,


vige imperterrita, con i suoi tratti feudali se non amorali, la vecchia classe privilegiata, una sorta di aristocrazia 1.0, in cui i legami famigliari, amicali, contano più dello studio e della ricerca dell’eccellenza. La relazione fa premio sui risultati.” [II]



Questa condizione generatrice di disuguaglianze nasce da un’immobilità sociale oramai calcificata, un ascensore rotto e mai aggiustato che fa classificare l’Italia, secondo uno studio del World Economic Forum, al trentaquattresimo posto rispetto ad ottantadue paesi europei, e non solo, per mobilità sociale. Ciò determina pericolosi danni a livello sociale, lavorativo, economico e soprattutto umano, per il singolo individuo ma ancor più per l’Italia intera.




[III]


Come sostiene Roger Abravanel nel suo saggio “Aristocrazia 2.0” (2021), i peggiori nemici dell’immobilismo sociale e quindi della meritocrazia in Italia sono la burocrazia e le molte università che non riescono a raggiungere la ricerca, fermandosi ad una didattica statica, inabile all’incoraggiamento per cui ogni spirito di iniziativa e aspirazione precipita tra considerazioni vorticose di invidia, equivocità e dubbio, sfavorendo così ciò che dovrebbe esser incoraggiato.



Sicuramente vi si aggiunge anche quel fenomeno sociologico del familismo amorale per cui l’arretratezza economica deriva da alcune circostanze culturali che influenzano direttamente l’atteggiamento di un’intera società, che in questo caso si sviluppano sull’estremizzazione dei rapporti familiari, favorendone i vantaggi ed assumendo che lo stesso pensiero ed atteggiamento appartengano ad ogni nucleo familiare.


Per questi motivi il nostro paese sembra esser congelato, con poche speranze di miglioramento, eppure, Abravanel propone alcune soluzioni, considerando e confrontando le realtà di quei paesi maggiormente meritocratici, suggerendo un nuovo approccio scolastico, costituito da incentivi, stimoli ed incoraggiamento poiché risulta necessario, per il bene dell’Italia, mobilitare questa staticità favorendo coloro che meritano, che studiano e sono sostenuti dalla passione, dalla dedizione e non dalla loro provenienza.







Referenze






[III]https://images.app.goo.gl/dVasEf3gF6QEPFY97







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