La concezione della realtà morale propria del manicheismo, ovvero "la tendenza a contrapporre in modo rigido e dogmatico principi, atteggiamenti o posizioni ritenuti inconciliabili [...] come fossero opposte espressioni di bene e male" [i], domina la percezione comune dei rapporti di lavoro subordinato.
Luce e tenebra acquisiscono le sembianze di lavoratori ed imprenditori in carne ed ossa, classi in conflitto permanente tra loro per la difesa dei rispettivi interessi di categoria: le posizioni sono fluide, condizionate dal punto di vista dell'osservatore di riferimento, ma la netta antitesi tra i due poli non viene mai messa seriamente in discussione. Priva del suo momento sintetico, la dialettica servo-padrone finisce così per costituire un potente filtro di banalizzazione della realtà, una configurazione mentale in grado di piegare secondo logiche binarie situazioni estremamente sfaccettate.
La vicenda Jabil, recentemente divenuta di interesse nazionale, non si è sottratta alla ferrea legge del manicheismo. Il caso, benché risalente nel tempo, è stato inserito d'ufficio nel quadro delle gravi difficoltà economiche dovute alla stasi produttiva degli ultimi mesi. Così definite le condizioni di contesto, era più che lecito aspettarsi che la cronaca si sarebbe soffermata sulla violazione del divieto temporaneo di licenziamento (imposto dalle disposizioni dei dd. ll. 18/2020 e 34/2020) e sulla conseguente reazione politica e sindacale, culminata con la "vittoria" del reintegro dei 190 dipendenti licenziati nel maggio scorso: gli ultimi, prevedibili atti di una vicenda sottovalutata da tutte le parti in gioco.
"La vicenda era un po' più complessa"
La Jabil Circuit Inc. (in Italia, Jabil Circuit Italia S.r.l) è una multinazionale statunitense operante nel settore della produzione di componenti e circuiti elettronici per conto terzi, le cui attività italiane si concentrano nel sito di Marcianise, in provincia di Caserta.
Lo stabilimento conta 700 dipendenti, in buona parte "ereditati" da preesistenti imprese, i rami aziendali delle quali sono stati rilevati dalla società statunitense nel corso di un quindicennale processo di espansione locale. Un percorso non privo di soluzioni di continuità e battute d'arresto, contrassegnato da alterne vicende societarie e dal ricorso pressoché sistematico agli strumenti di integrazione salariale previsti dal sistema previdenziale.
Difatti, i lavoratori della Jabil sono stabilmente inseriti nel circuito della Cassa Integrazione Guadagni Straordinaria quando sono raggiunti dalla notizia dell'imminente avvio di una procedura di mobilità: nel giugno del 2019 la società annuncia di dover far fronte ad un maxi-esubero di 350 dipendenti, informando le rappresentanze sindacali presenti in azienda con le forme rituali definite dalla l. 223/1991.
La procedura di mobilità
Incalzata dalla necessità di ridurre l'impatto sociale della procedura, la società si prepara alla definizione di un piano di incentivi caratterizzato dalla possibilità di scegliere tra due distinte modalità di risoluzione del rapporto di lavoro.
Con riferimento alla prima modalità, la Jabil si impegna a versare 100.000 euro al lavoratore che scelga la strada dell'esodo volontario, rassegnando volontariamente le proprie dimissioni. La seconda modalità, informata a criteri di continuità occupazionale e salariale, prevede la possibilità che i lavoratori in esubero siano assunti da imprese attive in settori produttivi limitrofi. Queste ultime, opportunamente coinvolte dalla Jabil nella procedura di mobilità, riceverebbero un corrispettivo di 60.000 euro per ogni assunzione, garantendo ai nuovi assunti la continuità dei livelli retributivi e delle mansioni. I lavoratori ricollocati, dal canto loro, conserverebbero le garanzie derivanti dal sistema CATUC (Contratto di lavoro a tutele crescenti), ricevendo altresì dall'impresa di provenienza un conguaglio di 40.000 euro (cifra destinata a calare fino a 10.000 euro, sintomo evidente delle difficoltà finanziarie della società statunitense).
Ad un anno di distanza dalla comunicazione degli esuberi, si può affermare che il piano di outplacement predisposto dalla Jabil non abbia pienamente convinto i dipendenti interessati. Con specifico riguardo alla seconda modalità di risoluzione del rapporto, poche imprese sono riuscite a distinguersi per la solidità delle garanzie offerte ai lavoratori. In un clima di generale diffidenza nei confronti delle numerose start-up intervenute, la procedura di mobilità ha prodotto risultati sub-ottimali, portando alla ricollocazione di un numero di dipendenti pari al 45% degli esuberi: per 190 dipendenti, forse non perfettamente consapevoli della gravità della situazione, si prospetta la scure del licenziamento per giustificato motivo oggettivo.
Ordini dall'alto
L'entrata in vigore del decreto "Cura Italia" in data 17 marzo 2020 sembra poter concedere un insperato margine di respiro alle organizzazioni sindacali impegnate nella vertenza. Da un lato, il Decreto impone un blocco dei licenziamenti della durata iniziale di 60 giorni, poi prorogato per un ulteriore termine di 90 giorni. Dall'altro, il provvedimento dell'esecutivo facilita sensibilmente l'accesso alle misure di integrazione salariale [ii], condizionate alla sola indicazione della causale "COVID-19".
Il rinnovato ottimismo dei sindacati, francamente poco condivisibile alla vigilia di una contrazione produttiva senza precedenti, si dissolve definitivamente quando i vertici USA della Jabil danno ordine di procedere al licenziamento dei 190 lavoratori non ricollocati nei mesi precedenti: l'insuccesso della procedura di mobilità non ammette soluzioni alternative.
La definitiva deflagrazione di una vicenda esplosiva sin dalle prime battute coglie impreparati tutti: le rappresentanze sindacali, di cui si è già detto; i lavoratori, la cui privacy risulta gravemente violata dalla diffusione incontrollata delle griglie di licenziamento, arrivate nelle mani dei diretti interessati tramite canali non ufficiali; l'autorità governativa nella persona del Ministro del Lavoro e dello Sviluppo Economico, la sen. del Movimento 5 Stelle Nunzia Catalfo, non pervenuta nei dodici mesi di vertenza.
Vittoria di Pirro
La flagrante violazione del blocco dei licenziamenti scatena lo sciopero dei dipendenti licenziati e accende finalmente i riflettori sulla zona industriale di Marcianise. Informato della situazione dalle rappresentanze sindacali, il Ministro del Lavoro si avventa sul tema della palese illegittimità dei licenziamenti, denunciando una situazione "assolutamente ingiustificata (sic!, nda) dal punto di vista sociale e peraltro in contrasto con le norme adottate attraverso il decreto Cura Italia e prorogate con il decreto Rilancio" [iii].
A seguito di una videoconferenza con le parti sociali dall'esito infruttuoso, il Ministro manifesta il proposito di contattare direttamente l'amministrazione centrale della Jabil: l'obiettivo immediato è la revoca dei licenziamenti, comodo schermo politico del precedente operato impalpabile; della soluzione di lungo periodo, necessaria per la definizione del destino di 190 lavoratori, non c'è traccia.
Com'è noto, la revoca dei licenziamenti è diventata realtà agli inizi di giugno 2020, annunciata con comprensibile giubilo da lavoratori e sindacati. Il reintegro dei lavoratori, tuttavia, è ben lungi dal costituire l'atto conclusivo della tormentata vertenza Jabil. Alla ricostituzione del rapporto di lavoro farà infatti seguito una seconda procedura di mobilità, questa volta del tutto priva dei forti incentivi che avevano contraddistinto la prima fase di outplacement. All'esodo forzato si aggiungono ulteriori elementi di incertezza: cosa accadrà alla scadenza del blocco dei licenziamenti, il cui termine ultimo è previsto il 17 agosto 2020? Il rischio è che i lavoratori rimasti in organico al termine della mobilità debbano fare definitivamente i conti con la prospettiva del licenziamento, stavolta senza appello. Ancora, siamo davvero così certi che il prevedibile calo dei volumi produttivi sia già stato preso in considerazione da Jabil nell'ottica di nuovi esuberi?
Referenze
[i] Definizione di "manicheismo" tratta dalla corrispondente voce del vocabolario on-line Treccani.
[ii] Per approfondire il regime transitorio della Cassa Integrazione Guadagni, vedi in Dispari,"Il principio di continuità del salario: gli interventi del governo alla luce dell'emergenza COVID-19".
[iii] Dichiarazione riportata da Repubblica, 23 maggio 2020.
L'immagine di copertina è tratta da Anteprima24.it.
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