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Immagine del redattoreEva Prodi

Pride month: quando tutto ebbe inizio e perché tutto continua.

Aggiornamento: 14 giu 2020

Il primo giorno di giugno inaugura l’inizio del pride month, un mese dedicato alla celebrazione dei diritti della comunità LGBTQ+, trenta giorni per ribadire l’importanza dell’accettazione e dell’uguaglianza tra gli individui, qualsiasi sia il loro sesso biologico, l’identità di genere e l’orientamento sessuale.

Quest’anno, però, il mese dedicato all’amore e alla diversità è inevitabilmente differente, non solo per l’impossibilità di abbracciarsi e stringersi in un unico grande grido di orgoglio, ma anche perché, più degli altri anni, ci siamo accorti che proprio per quell’amore e per quella diversità c’è ancora bisogno di combattere. È differente perché la lotta per l’uguaglianza è trasversale e non può dirsi vinta finché non potremo essere considerati davvero degni di egual rispetto e considerazione. È differente dai mesi di celebrazione degli anni precedenti, sì, ma incredibilmente simile al giugno del 1969, quando tutto ebbe inizio.


Durante la notte tra il 27 e il 28 giugno di cinquantuno anni fa, in uno dei più frequentati locali gay di Greenwich Village, lo Stonewall Inn, la polizia di New York fa inaspettatamente irruzione arrestando tredici persone, accusate di indossare “meno di tre elementi non appropriati al loro genere” o di aver venduto alcolici a persone omosessuali. Tra i presenti nel locale, però, molti decidono di ribellarsi. Stanchi di essere discriminati per la propria identità, migliaia di manifestanti si riversano sulle strade di New York e per cinque giorni protestano per chiedere che vengano riconosciuti i loro diritti.



Il mese di giugno è, da quel giorno, dedicato all’orgoglio della comunità LGBTQ+, e i moti di Stonewall vengono considerati l’inizio di una presa di coscienza collettiva della necessità di cambiare un sistema che fino a quel momento era stato incredibilmente opprimente nei confronti di persone omosessuali e transgender, un periodo storico tristemente noto con il nome di “Lavender Scare”. Durante gli anni Cinquanta, infatti, una vera e propria persecuzione veniva perpetrata nel Regno Unito e negli Stati Uniti nei confronti delle persone omosessuali, che venivano dichiaratamente licenziate per il loro orientamento sessuale, accusate di essere spie comuniste, tacciate come pericolo per la sicurezza pubblica. Costanti erano inoltre le incursioni delle forze dell’ordine nei locali gay con il conseguente arresto dei presenti sulla base di false accuse.

I soprusi si basavano su un’omofobia radicata e istituzionale e sulla presunta inadeguatezza morale del comportamento di queste minoranze, che spesso erano, per di più, minoranze etniche.

L’inizio delle proteste per i diritti delle persone omosessuali e transessuali si deve, infatti, proprio alla comunità afroamericana e latina newyorkese. Protagoniste e pioniere della rivolta furono, in particolare, due donne transessuali di colore, Marsha P. Johnson e Sylvia Rivera [ii], che durante la fatidica notte allo Stonewall Inn si decisero di ribellarsi alla violazione dei loro diritti e fondarono, un anno dopo, l’organizzazione "Street Transvestite Action Revolutionaries”, chè garantisse protezione e rifugio ai giovani membri della comunità LGBTQ+ rifiutati e allontanati dalle loro famiglie.

Da quel momento, numerose furono le associazioni che, in diverse parti del mondo, si presero cura della causa, organizzando proteste e ottenendo riconoscimenti e diritti fondamentali.


È fondamentale, dunque, ora più che mai, non escludere da quella narrativa le persone più marginalizzate della comunità, che ancora troppo spesso subiscono episodi di violenza e discriminazione non solo di natura omotransfobica, ma anche razziale. Per capire la gravità della questione, basti pensare che, in America, persone transgender afroamericane hanno il doppio delle possibilità di subire minacce e intimidazioni, e sono sei volte più a rischio di essere soggette a violenze da parte della polizia. [iii] Una situazione simile si verifica nella maggior parte dei paesi del mondo, dove le disparità di trattamento derivanti dall’appartenenza a una minoranza etnica si aggiungono alle difficoltà di appartenere ad un’altra comunità anch’essa discriminata, in un vortice che alimenta esponenzialmente l'esclusione sociale e la discriminazione.


Quando più fattori di discriminazione convergono, fenomeno che in sociologia prende il nome di intersezionalità, emerge con il doppio della forza la necessità di disfarsi degli stereotipi e delle etichette e l’importanza di lottare per l’uguaglianza dei diritti di ogni essere umano in quanto tale.

Che questo mese sia, dunque, dedicato alla celebrazione dell’amore sì, ma anche alla consapevolezza della sofferenza di chi, ogni giorno, deve dimostrare di non valere meno, nonostante il colore della sua pelle, le persone di cui si innamora o il ruolo di genere a cui si sente conforme. E se vi sembra strano che ci sia ancora bisogno di ribadirlo, ecco il vostro privilegio. (Fatene buon uso).




Referenze


Di seguito, un elenco di associazioni e organizzazioni a cui si può dare supporto:

LGBTQ+ Freedom Fund: https://www.lgbtqfund.org/

Cassero LGBTI Center https://www.cassero.it/

R.A.R.O. Accoglienza Migranti LGBT





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