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Proserpine 2021

Aggiornamento: 3 mar 2021

Il ratto di Proserpina, capolavoro di Gian Lorenzo Bernini, realizzato tra il 1621 ed il 1622, esibisce il momento più cruento del mito di Proserpina, narrato da molti poeti, in particolar modo da Ovidio, nel libro V delle Metamorfosi.


Proserpina, figlia della dea delle messi Cerere, mentre era intenta a raccogliere i fiori lungo le sponde del lago Pergusa, in Sicilia, viene scorsa dal dio degli Inferi Plutone, il quale, deluso e stanco della sofferenza recata dalla solitudine del suo regno, dopo averla vista se ne innamorò fulmineamente. Consapevole di un pronto rifiuto nel divenire sua sposa, decise di rapirla. Un antro scuro ed improvviso lacerò la terra e da lì emerse Plutone su un cocchio trainato da quattro cavali neri come la notte, che velocemente rapì Proserpina.

Ella si dimenò ed urlò invano, tuttavia riuscì a svestirsi della cintura di fiori cosicché il fiume potesse portarla come messaggio alla madre. Per nove giorni e nove notti, Cerere cercò la figlia, trascurando il raccolto ed i fiori. Stanca del lungo errare si posò poco lontano da un fiume, da cui scorse la cintura ornata di fiori, ed il dio del Sole le svelò l’accaduto. Cerere in preda al dolore cessò la cura della terra, soltanto il ritorno della figlia le avrebbe permesso di riportare la fertilità. Giove, davanti l’imminente disastro, mandò Mercurio affinché avvisasse Proserpina di non assaggiare il cibo, ma ella aveva già mangiato sei chicchi di melograno, il cibo dei morti che prontamente Plutone le aveva offerto con finta premura per nasconder l’inganno. Giove, mosso dalla compassione, decise che Proserpina avrebbe vissuto sei mesi sulla terra e sei mesi negli Inferi, sancendo così il cambio delle stagioni, dall’inverno alla primavera.

Il mito vuole proporre l’alternarsi dell’inverno e della primavera, partendo da un episodio di violenza. Ben lontano è l’intento di volerlo criticare ma piuttosto quello di proporlo come possibilità di riflessione e l’opera del Bernini cristallizza il momento chiave e di maggior pathos dell’intera vicenda. Nella sua perfezione, nella sua esaltazione estetica, riesce ad esaltare la dinamicità, la forza, la volontà erotica di Ade e le urla sorde di Proserpina, che lotta per la sua libertà.


Un inno di bellezza, di maestria artistica quanto di drammaticità. Lo spettatore si trova gettato davanti un’opera che disorienta, che mette in scena la realtà umana.


Fin troppe volte abbiamo letto miti e storie che nascono da atti di violenza contro il femminile e proprio per questo non dovremmo più confrontarci con vicende discriminatorie poiché la violenza contro le donne è un fenomeno polimorfo, fortemente e preoccupatamene fin troppo determinante nella quotidianità femminile.


Il presidente del Consiglio Mario Draghi, nel suo primo discorso in Parlamento tenuto il 17 febbraio 2021, afferma che “la mobilitazione di tutte le energie del Paese nel suo rilancio non può prescindere dal coinvolgimento delle donne. Il divario di genere nei tassi di occupazione in Italia rimane tra i più alti di Europa: circa 18 punti su una media europea di 10. Dal dopoguerra ad oggi, la situazione è notevolmente migliorata, ma questo incremento non è andato di pari passo con un altrettanto evidente miglioramento delle condizioni di carriera delle donne. L’Italia presenta oggi uno dei peggiori gap salariali tra generi in Europa, oltre una cronica scarsità di donne in posizioni manageriali di rilievo. Una vera parità di genere non significa un farisaico rispetto di quote rosa richieste dalla legge: richiede che siano garantite parità di condizioni competitive tra generi.”


Effettivamente l’Italia si colloca al penultimo posto in Europa per partecipazione femminile alla sfera lavorativa, superando soltanto la Grecia. Oltretutto, le donne, si trovano in una condizione di discriminazione “verticale” ed “orizzontale” per cui non solo sono impegnate in lavori poco retribuiti ma a queste circostanze si aggiunge la netta differenza salariale rispetto agli uomini, la difficoltà di mantenere il lavoro all’arrivo di un figlio, la disparità nella distribuzione dei compiti domestici nonché della cura dei figli.


Per lo più, questa è solo la realtà lavorativa: assistiamo ancora a troppi femminicidi, che oltretutto hanno subito un forte incremento nel periodo del lock-down, ed alle violenze radicate nella sfera familiare. Troppe sono le discriminazioni e le violenze, ancora troppo ampio il divario tra donne e uomini, a tal punto da non poter ancora affermare l’esistenza dell’uguaglianza di genere.


E per questo potremmo parlare di Festa delle Donne solo nel momento in cui ci sarà da festeggiare il raggiungimento della vera uguaglianza di genere. Difatti ogni anno, l’otto marzo, ricorre la Giornata Internazionale dei diritti della Donna non solo per ricordare le prime conquiste faticosamente raggiunte sul piano sociale, politico ed economico ma in particolar modo le disuguaglianze a cui le donne sono state relegate nella storia, e delle quali sono vittime ancora oggi.


Referenze

[I] https://www.google.com/imgres?imgurl=https%3A%2F%2F64.media.tumblr.com%2Fa73fe847a6f9b45fbc2e2455d27a8faf%2Ftumblr_mjes1khNez1r6tlplo4_1280.jpg&imgrefurl=https%3A%2F%2Fscintilledivine.tumblr.com%2Fpost%2F44959730144%2Fil-ratto-di-proserpina-gian-lorenzo-bernini&tbnid=D_7PA0cCWAbe-M&vet=12ahUKEwjG9rWTpYjvAhUMtyoKHV6sCagQMyhTegQIARB6..i&docid=GxNLZUs6Sv5QsM&w=928&h=1277&q=il%20ratto%20di%20proserpina%20bernini&ved=2ahUKEwjG9rWTpYjvAhUMtyoKHV6sCagQMyhTegQIARB6





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