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Queer Media: La Televisione LGBT Come Mezzo Di Accettazione

Aggiornamento: 20 mar 2021


Sentiamo spesso parlare dell’importanza della “rappresentazione” nei media, ma cos’è davvero la rappresentazione mediatica ed è realmente così fondamentale? Oltre alla semplice raffigurazione visiva, scritta, o uditiva, rappresentare qualcosa o qualcuno all’interno di un media significa in qualche modo riconoscerne l’esistenza a livello sociale.


Le teorie formulate sul potere mediatico durante gli anni sono innumerevoli. Sebbene alcune ricerche documentino un'influenza negativa che spinge i telespettatori a ricreare pratiche e comportamenti pericolosi, altrettanti studi mostrano evidenze di una possibile influenza mediatica positiva sull’audience. Una di queste teorie propone un’immagine dello spettatore come individuo capace di selezionare e utilizzare i media attivamente per i propri scopi. Tali scopi spesso coincidono con relazioni personali, identità e sopravvivenza e questo rende la TV una sostituta di compagnia, una risorsa per sviluppare o rinforzare i valori personali, e una fonte di conoscenza, informazione e impegno con il mondo.


Ricerche empiriche dimostrano che la rappresentazione di personaggi LGBTQ+ all’interno di serie TV e film può ridurre il pregiudizio degli spettatori nei confronti della comunità LGBTQ+ e aiutare i membri della comunità stessa a sentirsi più inclusi, accettati e liberi di vivere la propria sessualità.

La TV LGBT negli Stati Uniti:

Con la crescente popolarità dei servizi streaming come Netflix, Prime Video, Disney+, Hulu e tanti altri, le serie TV sono diventate tra i prodotti mediatici più trasversalmente consumati. Nonostante questo però, la televisione è ancora guardata da un vasto pubblico. Basti pensare che alcune fiction italiane in prima serata arrivano a toccare i 7/8 milioni di spettatori per immaginare gli ascolti TV di paesi maggiormente popolati come gli Stati Uniti. Se al giorno d’oggi però è più comune trovare personaggi LGBT nelle serie TV americane che guardiamo quotidianamente, fino a qualche anno fa non era così scontato.


Dagli anni 30 agli anni 80 infatti la rappresentazione di personaggi LGBT in America era vietata dall’Hollywood Production Code e dal Code of Practices for Television Broadcasters. Più tardi, i personaggi omosessuali sono stati introdotti come comparse in alcuni episodi delle serie TV, ma la loro omosessualità è sempre stata trattata come un “problema da risolvere” o accostata all’idea di vittime di violenza o molestatori di bambini. Nel 1997, il coming out di Ellen Morgan interpretata da Ellen DeGeneres nella serie TV di successo Ellen rappresentò una rivoluzione per la TV americana. Gli effetti di questo coming out però non furono del tutto positivi. Infatti, nonostante l’episodio registrò gli ascolti più alti dell’ABC al tempo, Ellen fu cancellato dopo poco. Ellen DeGeneres non fu scritturata a Hollywood per tre anni, Laura Dern (partner di Ellen nell’episodio) per un anno e Oprah (terapista di Ellen durante l’episodio) ricevette minacce e lettere di odio per aver “supportato la causa”.

Nonostante questo però, questo coming out televisivo sdoganò la presenza di personaggi LGBT ricorrenti e regolari all'interno delle serie TV.


L’organizzazione mediatica americana GLAAD monitora la presenza e la costanza dei personaggi LGBTQ+ nelle serie TV alla fine di ogni stagione televisiva. Prendendo in considerazione i rapporti annuali di GLAAD dell’ultimo ventennio, è possibile notare come la crescita dei personaggi LGBT all’interno delle serie TV americane non sia stata costante. Infatti, dopo un aumento dal 2008 al 2012, il numero di personaggi LGBT scese nuovamente nel 2016 per poi raggiungere la sua percentuale più alta nella stagione televisiva del 2020 con 10.2%. Con uno sguardo più attento è anche possibile notare come non tutte le personalità LGBT siano ugualmente rappresentate; infatti, la maggior parte dei 120 personaggi LGBT sono uomini gay (38% = 46 personaggi), donne lesbiche (33% = 40 personaggi), e persone bisessuali (25% = 30 personaggi). Nonostante una crescita dello 0.5% rispetto agli anni precedenti, i personaggi transgender costituiscono ancora solo il 5.8% della comunità LGBT delle serie TV americane (7 personaggi). I personaggi asessuali invece sono ancora assenti dalla prima serata televisiva americana. L’asessualità è molto spesso ignorata o addirittura definita come inesistente. Nel 2018, durante il programma radiofonico “Al posto del cuore” condotto da Paola Perego e Laura Campiglio, gli asessuali sono stati definiti come “malati” e “categoria in via di estinzione” e l’asessualità come “morbo”, “scelta senza vergogna” e “malattia ereditaria”. Nel 2017 però, proprio un sondaggio di GLAAD dimostrò che tra i millennials (18-34 anni) il 4% si identificava come asessuale. L’asessualità esiste ed è valida tanto quanto l’omosessualità e l’eterosessualità. L’assenza di personaggi asessuali in televisione equivale a non riconoscere a livello sociale l’esistenza di tale orientamento.

Analizzando le ricerche e gli esperimenti degli studiosi Raley, Lucas, Cook, Fouts e Inch è possibile notare come i personaggi LGBTQ+ nelle serie TV americane siano passati dal non essere rappresentati affatto (causando un’assenza di modelli per gli adolescenti americani), all’essere ridicolizzati e stereotipati in un secondo momento, fino ad una raffigurazione più onesta degli ultimi anni, dove anche le manifestazioni d’affetto sono aumentate.


Infatti, anche serie TV che possono essere considerate "avanti" rispetto ai loro tempi, come per esempio Friends (che vanta il primo matrimonio omosessuale tra due donne in prima serata) o Will & Grace (dove un personaggio omosessuale era addirittura protagonista dello show), qualche volta sono cadute in battute offensive e stereotipi ormai obsoleti. Quando Chandler e sua madre usano il pronome maschile nei confronti del personaggio transgender di Helena Handbasket o quando, in How I Met Your Mother, Ted invita Barney a riconoscere le modelle cisgender da quelle transgender, dimostrano poco rispetto nei confronti di identità e genere di tali personaggi. Friends e altre serie degli anni 90 non sono però da considerare come show omotransfobici, ma più come prodotti di un tempo in cui i personaggi LGBTQ+ erano televisivamente ridicolizzati e stereotipati con l'obiettivo di essere introdotti al pubblico. Gli autori di Friends infatti hanno recentemente dichiarato di essere dispiaciuti per alcune battute poco rispettose nei confronti della comunità LGBTQ+.


Serie più recenti invece come Glee, Modern Family, e How to Get Away with Murder hanno spinto per una rappresentazione più realistica. Nel 2009, Glee diventò un vero e proprio fenomeno culturale per la grande diversità di tematiche e personaggi. In un saggio, l’autrice Lori Montalbano descrive l’incontro di sua figlia con l’attore di Glee Chris Colfer da lei considerato il suo “eroe”. Si intuisce dunque come Glee rappresentasse più di un semplice programma televisivo per i teenager di quegli anni. Con Modern Family, una coppia omogenitoriale è diventata per la prima volta protagonista di una serie TV del prime time americano, dimostrando come due genitori dello stesso sesso hanno esattamente gli stessi pregi e difetti di due genitori eterosessuali. How to Get Away with Murder, oltre a introdurre personaggi LGBT di diverse etnie, ha affrontato il tema dell’HIV, provando che è possibile vivere la propria vita (anche di coppia) nonostante la malattia.


Il professore di comunicazione Edward Schiappa ha formulato una teoria chiamata “parasocial contact hypothesis” ispirata alla precedente teoria di Gordon Allport. La “parasocial interaction” descrive come gli spettatori formino delle loro personali credenze su persone che vedono in televisione, anche se queste sono semplicemente personaggi inventati. Alcuni esperti di comunicazione considerano questo tipo di interazione come un equivalente dell’interazione personale. Considerando quindi che il pregiudizio è il risultato di notizie false o sbagliate e che può essere ridotto e combattuto attraverso un’informazione meno superficiale, la teoria di Schiappa suggerisce che l’esposizione a ritratti positivi della comunità LGBTQ+ in TV possa essere associata ad una diminuzione dei pregiudizi dell’audience nei confronti della comunità stessa.

Dove sono i personaggi LGBT in Italia?

Sfortunatamente però, nel nostro stesso paese, non è ancora così comune vedere personaggi LGBT nelle serie TV. Fino a pochi anni fa, emittenti televisive italiane hanno addirittura censurato scene tra personaggi LGBT.


Se durante le prime stagioni di Distretto di Polizia il poliziotto Luca Benvenuto era presentato come omosessuale e fidanzato con un ragazzo, con il proseguire degli episodi i riferimenti alla sua omosessualità sono scemati sempre di più fino a scomparire del tutto. In un’intervista, Simone Corrente dichiarò che forse un personaggio gay su Canale 5 alle 20.30 “non sarebbe stato capito da tutti”. Nel 2012, la fiction targata Rai 1 Una Grande Famiglia ha portato in prima serata una relazione gay adolescenziale. Un semplice bacio tra Niccolò e Davide ha scatenato le critiche dell’Avvenire che ha definito la scelta di due ragazzi omosessuali in prima serata come “provocazione voluta” e “evitabile in nome del buon gusto e della sensibilità”. Ancora più tardi, nel 2016, una scena intima tra Oliver e Connor di How to Get Away with Murder è stata censurata su Rai 2. Questo episodio ha scatenato clamore su Twitter dove persino il creatore della serie Pete Nowalk e l’attore Jack Falahee hanno definito “folle” la decisione dell’emittente televisiva. Ai tempi la Rai si giustificò definendo la scelta non come una censura bensì come “un eccesso di pudore”.


Sebbene non si siano verificati episodi così evidenti di censura recentemente, i personaggi LGBT non popolano la TV italiana tanto quanto in altri paesi. Tralasciando qualche esempio nelle nuove serie streaming come Baby e Skam, i personaggi LGBT ancora scarseggiano nelle fiction italiane. Visto il grande seguito di alcune fiction Rai o Mediaset e la diversificazioni del pubblico che le guarda (bambini, adolescenti, adulti e anziani), la presenza di personaggi LGBTQ+ e, soprattutto, dimostrazioni di affetto e amore (incluse scene di sesso come per le coppie eterosessuali) in tali programmi sarebbero fondamentali per sdoganare e normalizzare una volta per tutte l'amore LGBTQ+ anche in Italia.

Le discriminazioni nel mondo dello spettacolo

Anche nel mondo dello spettacolo, essere omosessuale non è sempre facile.

Gabriel Garko, dopo il suo tanto lodato quanto criticato coming out televisivo al Grande Fratello Vip, ha ammesso di aver evitato per tanti anni di vivere liberamente la sua sessualità per paura di non poter più recitare. Lo youtuber Guglielmo Scilla, rispondendo ad una domanda su Instagram, ha riconosciuto una certa difficoltà nel ricevere proposte televisive in Italia dopo un coming out pubblico come il suo.


Questo fenomeno però non concerne unicamente lo spettacolo italiano. Qualche settimana fa, 185 attori tedeschi LGBTQ+ hanno pubblicamente fatto coming out pretendendo un maggiore riconoscimento in televisione, cinema e teatro. Gli attori hanno dichiarato di non poter parlare apertamente delle loro vite private senza paura di ripercussioni sulla loro carriera professionale. Emma Bading, attrice tedesca, ha svelato che le era stato fortemente sconsigliato di presentarsi sul red carpet di una premiazione con la donna che amava perché avrebbe potuto “rovinarle la carriera”. Simile è stato il gesto di 800 calciatori tedeschi che hanno mostrato il loro supporto per i giocatori LGBTQ+ che nel 2021 ancora non possono vivere liberamente la loro sessualità.


Se questo è quello che i membri della comunità LGBTQ+ sono costretti a subire in ambienti che dovrebbero essere più propensi all'accettazione, è possibile immaginare quanto possa essere dura in altri ambiti lavorativi. A questo proposito, le case di produzione Star e Disney India hanno introdotto gruppi di ricerca LGBTQ+ per incoraggiare un ambiente di lavoro più inclusivo e libero da discriminazioni.

I media possono fare la differenza

La televisione, come qualsiasi tipo di media, può aiutarci a diminuire discriminazioni e pregiudizi nei confronti della comunità LGBTQ+. Decisioni come quelle di una scuola elementare nello Utah di rimuovere un libro LGBTQ+ friendly dal programma scolastico per paura che potesse “confondere” i bambini, rappresentano ostacoli verso una maggiore accettazione della comunità LGBTQ+. Sono le scelte come quella di Amazon di non vendere più libri che descrivono le identità LGBTQ+ come malattie mentali che permettono invece di limitare la disinformazione, la discriminazione e i pregiudizi.


I cantanti Michele Bravi e Madame hanno recentemente realizzato videoclip musicali incentrati sull'amore omosessuale. Essendo il videoclip un prodotto mediatico consumato prevalentemente dalle nuove generazioni, una storyline omosessuale può sensibilizzare i giovani ad una maggiore accettazione e aiutare i membri stessi della comunità LGBTQ+ a sentirsi inclusi e rappresentati. A dicembre, Michele Bravi ha scritto su Instagram "L'importanza del coming out è enorme e il coraggio di chi ha una qualche risonanza mediatica nel dichiararsi così naturalmente, libero di essere e di amare ha una forza diffusiva enorme per tutti coloro la cui voce non può essere ascoltata o semplicemente non si sente abbastanza protetta per guardare fuori nel mondo". Questo è esattamente il motivo per cui, dato il forte potere influenzale che esercitano sull'audience, media e personaggi mediatici possono fare la differenza rappresentando la società in modo realistico, aumentando la consapevolezza riguardo la diversità nella società stessa e aiutando tutto il pubblico a sentirsi più incluso e accettato.


Referenze

i. Campbell, J., & Carilli, T. (Eds.). (2013). Queer media images: LGBT perspectives. Lexington Books

ii. Cecchini, C. (2012). "Una grande famiglia": il bacio gay non piace ad Avvenire. Today.it

iii. Cook, C. (2018). A content analysis of LGBT representation on broadcast and streaming television (Honor Thesis)

iv. Fouts, G., Inch, R. (2005). Homosexuality in TV Situation Comedies. Journal of Homosexuality, 49

v. Gay.it (2009). Ma il commissario Luca, non era gay?

vi. Hodkinson, P. (2011). Media, Culture, and Society: an introduction. SAGE

vii. Raley, A. B., & Lucas, J. L. (2006). Stereotype or Success? Journal of Homosexuality,51

viii. Schiappa, E., Hewes, D., & Gregg, P. B. (2005). The Parasocial Contact Hypothesis. Communication Monographs, 72

ix. GLAAD reports (2008-2012-2016-2020)

x. GayTimes on Instagram

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