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Ricostruire Meglio: Abbiamo bisogno di un nuovo capitalismo… ora che facciamo? (Parte 2)

English version below


La pandemia del COVID-19 ha rivelato tutti i difetti preesistenti nei nostri sistemi sociali; soprattutto un modello economico che negli ultimi decenni, ha perpetuato la disuguaglianza sociale e il progressivo degrado del nostro ambiente. Di fronte a questa rivelazione, ci troviamo ora davanti un bivio, costretti a decidere: o tornare agli “affari come al solito” (business as usual), o usare questa crisi come un'opportunità per accelerare un cambiamento radicale dei sistemi verso un futuro più inclusivo e sostenibile. Ma quali sono le alternative e come possiamo ricostruire meglio?


Dalla economia azionaria vero l’economia degli “stakeholder”

Le istituzioni economiche pre-COVID-19 erano guidate da due principi fondamentali: la supremazia del valore per gli azionisti e supremazia del libero mercato (Parte 1). Insieme, queste caratteristiche hanno creato fragilità profondamente radicate che hanno reso le istituzioni sociali di tutto il mondo incapaci di sopportare lo shock della pandemia. Inoltre, hanno amplificato le disuguaglianze sociali e le crisi ecologiche preesistenti. Infatti, durante il primo anno della pandemia, la ricchezza collettiva dei miliardari del mondo è salita a 10,2 trilioni di dollari, mentre secondo l'Organizzazione Internazionale del Lavoro (OIL), circa 114 milioni di posti di lavoro sono stati persi rispetto al 2019, rappresentando una perdita di 3,7 trilioni di dollari (4,4 % del PIL globale). Per di più, nonostante un iniziale calo delle emissioni di gas serra all'inizio del 2020, il cosiddetto “effetto rimbalzo” (rebound effect) ha provocato emissioni dei diversi gas serra a livelli record.


Alla luce di questi eventi drammatici, il futuro post-COVID-19 dovrebbe accelerare la transizione dalla economia azionaria verso un'economia rigenerativa degli stakeholder. Sotto questo paradigma, uguale considerazione viene data a tutti gli attori che partecipano all'attività di mercato e ne sono influenzati dalla stessa - governi, aziende ed imprenditori, comunità locali, consumatori, impiegati e l’ambiente. Nel capitalismo degli stakeholder, tutti gli attori hanno una voce e tutti partecipano ai processi decisionale della politica economica, sostituendo così la supremazia del valore per gli azionisti con il benessere umano e planetario come obiettivo primario dell'attività economica (I).

Questo nuovo sistema lavora per la prosperità delle persone e del pianeta, piuttosto che per una crescita economica incrementale (II). La pandemia offre l'opportunità di reimpostare i sistemi a favore di un'economia e di una società più inclusiva, sostenibile e resiliente. Tutti i settori hanno un ruolo importante da svolgere nella costruzione di questo futuro migliore.


Risvegliare il governo

Mentre le popolazioni di tutto il mondo si rivolgono ai loro governi per superare la crisi, i settori pubblici hanno un nuovo potere e una nuova responsabilità. Le decisioni prese oggi determineranno il corso dello sviluppo socioeconomico per gli anni a venire, ed è per questo che è imperativo che i governi progettino piani di recuperazione, guidati ed ispirati dal rispetto degli impegni globali espressi nell'Accordo di Parigi e nell'Agenda 2030 delle Nazioni Unite (III).


Salvataggi per le imprese, condizionati agli impegni ESG

Oggi, dato che le imprese chiedono risorse statali per evitare la bancarotta, i governi sono diventati attori rilevanti nel rimodellare i mercati. Alla luce di ciò, i salvataggi economici per le imprese devono essere concepiti in modo da valorizzare le voci degli stakeholder al di là degli azionisti, e garantire un livello più alto di protezione ambientale, servizio alla comunità e responsabilità aziendale. Un modo per raggiungere questo obiettivo è quello di inserire delle condizionalità nei pacchetti di salvataggio per assicurare che gli standard ESG delle imprese siano elevati e rispettati. Il governo francese ha fatto proprio questo nei primi mesi della pandemia, quando ha offerto aiuto finanziario ad AirFrance, a condizione che si impegnasse a tagliare le emissioni di carbonio ed a passare a fonti di energia rinovabili entro il 2030.


Soluzioni basate sulla natura e investimenti verdi

Nel cercare di rilanciare le economie, i governi hanno la responsabilità di discernere quali settori hanno bisogno di maggiori stimoli alla luce degli obiettivi socioeconomici ed ecologici. Nel caso delle soluzioni basate sulla natura, c'è un vasto ed inesplorato potenziale nel progettare piani di recupero post-COVID intorno al ripristino e all'uso sostenibile degli ecosistemi naturali. Investire in ricerca e sviluppo di agricoltura sostenibile, produzione di energia rinnovabile, ripristino degli ecosistemi, tra gli altri, ha il duplice vantaggio di stimolare la ripresa economica, e creare nuovi posti di lavoro, guarire il pianeta, garantire la sicurezza alimentare e aumentare la resilienza di fronte al cambiamento climatico. Allo stesso modo, gli “investimenti verdi” possono anche favorire la crescita economica e il progresso verso gli obiettivi di sviluppo. Per esempio, disinvestire dall'industria dei combustibili fossili può ridurre le emissioni di carbonio e contribuire alla lotta contro il cambiamento climatico, liberando anche risorse per accelerare la transizione energetica. Altri investimenti in aree come la pianificazione urbana (modellazione delle città in modo che includano più spazi verdi, percorsi pedonali e ciclabili), l'uso di energia rinnovabile nei trasporti e nelle case, ed il turismo sostenibile, possono beneficiare notevolmente l'ambiente e le popolazioni umane attraverso la creazione di posti di lavoro, una migliore salute fisica e mentale, e un maggiore benessere (IV) (V). Un esempio di tali iniziative può essere trovato nella città colombiana di Barranquilla, che ha recentemente annunciato il suo piano per creare un eco-parco per promuovere il turismo sostenibile, piantando oltre 300 000 alberi nativi e ripulendo gli ecosistemi inquinati.



Agende di governo integrate e nuove metriche per la politica economica

Le politiche che affrontano la crisi sociale ed ecologica dovrebbero riconoscere e riflettere la loro interconnessione. Allo stesso modo, i gabinetti di governo non dovrebbero funzionare come unità isolate, ma come una rete di collaborazione che arricchisce reciprocamente le iniziative. In altre parole, i ministeri dell'ambiente e dello sviluppo sociale non dovrebbero essere visti come separati dai ministeri delle finanze e dell'economia; la collaborazione reciproca e strutturale può radicare le nozioni di sostenibilità e inclusività in diversi disegni politici. Inoltre, il PIL non può essere l'unica metrica con cui si misura il successo di un'economia - o quello di un governo. Al contrario, l’articolazione delle politiche per il post-COVID-19 dovrebbe essere condotta con l'obiettivo di raggiungere un'ampia gamma di indicatori incentrati sul benessere umano (II). Queste nuove metriche e devono diventare mainstream nel futuro post-pandemia.


Le imprese come forza di trasformazione

Un elemento essenziale per concepire una nuova forma di capitalismo è coinvolgere le imprese nella transizione. Come principali motori della crescita economica e centri di innovazione, il futuro post-COVID-19 dovrebbe promuovere imprese più rigenerative, circolari e inclusive.


Cambiare mentalità

In relazione all'adozione di nuove metriche, un primo passo necessario nella transizione al capitalismo degli stakeholder è quello di demolire il mito della supremazia del valore per gli azionisti e riallineare i modelli delle imprese con il loro scopo essenziale: servire i bisogni sociali. Nel capitalismo degli stakeholder, gli interessi di una pluralità di attori orientano i modelli delle imprese, e le misure al di là dell’esito finanziario (ad esempio, la soddisfazione dei consumatori, l'emissione di carbonio, la misura in cui la produzione e la crescita sono disaccoppiate dallo sfruttamento delle risorse, lo sviluppo della comunità, ecc.) determinano il successo dell'azienda.


Investire nella capacità dell'azienda

Una volta che le imprese allineano le loro operazioni con il loro scopo sociale e cessano di distribuire i loro profitti tra gli azionisti, possono scoprire che hanno risorse rimanenti da reinvestire nelle loro aziende - programmi di formazione, infrastrutture, pacchetti di benefici per i dipendenti, tra gli altri (VI). Durante la pandemia, le imprese che avevano investito nelle loro capacità interne attraverso programmi di riqualificazione dei dipendenti, diversificazione delle attività, R&S e innovazione, opzioni di lavoro flessibile per sostenere l'equilibrio lavoro-vita, ecc, erano relativamente più preparate a superare la pandemia COVID-19.



Modelli di business rigenerativi e circolari

Il benessere delle società dipende in gran parte dall'integrità dei suoi ecosistemi. Eppure, gli attuali cicli di produzione hanno portato le risorse naturali al limite delle loro capacità (parte I). Le imprese hanno a lungo fatto affidamento sull'esternalizzazione dei costi per abbassare il prezzo della produzione e massimizzare i profitti. Questo significa che le conseguenze reali e non finanziarie della produzione (risorse naturali esaurite, conseguenze sulla salute derivanti dalla produzione, ecc) erano progettati alle comunità circondanti. Nel capitalismo degli stakeholder, le comunità locali e l'ambiente sono voci importanti i cui interessi sono difesi, il che porterebbe spingere alle imprese ad assumere, compensare e ridurre i costi socio-ecologici della produzione. Un'altra questione è che gli attuali cicli di consumo e produzione sono gravemente incompatibili con i processi di rigenerazione naturale. I primi superano di gran lunga i secondi e di conseguenza esaltano le crisi ecologiche. "Nel 2019 sono stati estratti e lavorati oltre 92 miliardi di tonnellate di materiali, contribuendo a circa la metà delle emissioni globali di CO2. I rifiuti che ne derivano - tra cui plastica, tessuti, cibo, elettronica e altro - stanno prendendo il loro pedaggio sull'ambiente e sulla salute umana" (VIII). Un'economia circolare e rigenerativa correggerebbe queste incompatibilità attraverso un uso più efficiente, guidato dall'innovazione, delle risorse esistenti, capace di armonizzare i processi produttivi con quelli della natura; e di ridurre i rifiuti attraverso il recupero dei beni scartati e dei sottoprodotti della produzione, per la processi futuri. Riformare le imprese lungo queste linee non solo è possibile, ma anche altamente auspicabile; secondo il World Economic Forum, "Spostare il sistema socio-economico energetico ed estrattivo verso modelli circolari ed efficienti nell'uso delle risorse può portare a 2,3 miliardi di dollari in opportunità di business e 30 milioni di posti di lavoro entro il 2030, e lavorare con la natura nel sistema delle infrastrutture e dell'ambiente costruito può generare un totale di 3 trilioni di dollari di opportunità di business e 117 milioni di posti di lavoro entro il 2030" (IX).


Nonostante la sfida di armonizzare i piani di recupero della pandemia con le nostre ambizioni per un futuro migliore, la pandemia COVID-19 l'ha resa una possibilità molto reale. L'urgenza del momento attuale non deve mascherare l'unicità dell'opportunità che abbiamo davanti. Le economie, i settori pubblici e i sistemi sociali devono essere ricostruiti sulla base di nuove idee di prosperità; l'inclusione, la sostenibilità e la resilienza possono e devono essere radicate nella progettazione dei nuovi sistemi. È un compito che impegna tutti i settori e tutti i popoli. Non possiamo aspettare la prossima pandemia per farlo accadere.


 

Building Back Better: We need a new form of capitalism… now what? (Part 2)


The COVID-19 pandemic has revealed all pre-existing flaws in our social systems; especially an economic model that over the past decades has perpetuated social inequality and the progressive degradation of our environment. Given this revelation, we now stand at a crossroads, forced to decide: either to return to the “business as usual” way of living, or using this crisis as an opportunity to accelerate radical systems change towards a more inclusive and sustainable future. But what are the alternatives and how can we build back better?


From shareholder to stakeholder capitalism

Pre-COVID-19 economic institutions were guided by two overarching principles: primacy of shareholder value and free-market fundamentalism (see Part 1). Together, these characteristics created deeply rooted fragilities that made social institutions around the world incapable of withstanding the shock of the pandemic; and amplified pre-existing social inequalities and ecological crises. In fact, throughout the first year of the pandemic, the collective wealth of the world’s billionaires rose to $10.2 trillion dollars, while according to the International Labour Organization (ILO), approximately 114 million jobs were lost relative to 2019, representing a loss of $3.7 trillion dollars (4.4 % of global GDP). Moreover, despite an initial drop in greenhouse gas emissions at the beginning of 2020, the so-called “rebound effect” witnessed record-breaking levels of methane, nitrous oxide and carbon dioxide emissions.


In light of these dramatic events, the post-COVID-19 future should accelerate the transition away from shareholder capitalism towards a regenerative stakeholder economy. Under this paradigm, equal consideration is given to all actors participating in, and influenced by, market activity – governments, businesses and entrepreneurs, local communities, consumers, employees, and the environment. Under stakeholder capitalism, all actors have an equal voice and participate in economic policy and decision-making, thereby replacing shareholder value with human and planetary wellbeing as the primary objective of economic activity (I).


This new system works for the prosperity and thriving of people and planet, rather than chasing limitless economic growth (II). The COVID-19 pandemic offers an opportunity to reset systems in favour of a stakeholder economy and a more inclusive, sustainable, and resilient society. All sectors have an important role to play in building this better future.


Awakening Government

As populations around the world turn to their governments for help to navigate the crisis, public sectors have a newfound power and responsibility. Decisions made today will determine the course of socioeconomic development for years to come, which is why it is imperative that governments design recovery plans with a view to meeting global commitments expressed in the Paris Agreement and the UN 2030 Agenda (III).

Rescue packages for businesses, conditional on ESG commitments

Today, as corporations are requesting state resources to avoid bankruptcy, governments have become relevant actors in re-shaping markets. In light of this, rescue packages for businesses must be designed in a way that enhances the voices of stakeholders beyond shareholders, and ensures a higher level of environmental protection, community service and business accountability. One way to do achieve this is to attach conditionalities to rescue packages to ensure corporate ESG[1] standards are raised and met. The French government did precisely this in the first months of the pandemic when it offered financial aid to AirFrance on the condition that it commit to cutting carbon emissions and transitioning to eco-friendly energy sources for by 2030.


Nature-based solutions & green investments

In seeking to revive economies, governments have the responsibility of discerning which sectors need higher stimulation in light of socioeconomic and ecological objectives. In the case of nature-based solutions, there is vast, unexplored potential in designing post-COVID recovery plans around the restoration and sustainable use of natural ecosystems. Investing in research and development (R&D) of sustainable agriculture, renewable energy production, ecosystem restoration, among others, has the dual benefit of stimulating economic recovery, while creating new jobs, healing the planet, guaranteeing food security, and increasing resilience to climate change. Likewise, green investments can also foster economic growth and progress towards development goals. For instance, divesting from the fossil fuel industry can cut carbon emissions and contribute to the fight against climate change, while also freeing up resources to accelerate the energy transition. Other investments in areas like urban planning (changing city landscapes so that they include more green spaces, pedestrian, and bicycle paths), renewable energy use in transport and housing, and sustainable tourism, can greatly benefit the environment and human populations through job creation, better physical and mental health, and improved wellbeing (IV) (V). An example of such initiatives can be found in the Colombian city of Barranquilla, which has recently announced its plan to create an eco-park to promote sustainable tourism, planting over 300 000 native trees and cleaning up polluted ecosystems.


Integrated government agendas & new metrics for economic policy

Policies addressing the social and ecological crises should acknowledge their interconnection. In the same way, government cabinets and agendas should not function as isolated units, but as a collaborative network that mutually enriches initiatives. In other words, Environment and Social Development ministries should not be seen as separate to Finance and Economy ministries; mutual and structural collaboration can entrench the notions of sustainability and inclusivity into diverse policy designs. Furthermore, GDP cannot be the only metric by which the success of an economy – or that of a government – is measured. On the contrary, the design of post-COVID-19 policies should be conducted with a view to achieving a wide scope of indicators centred around human wellbeing (II). These new metrics and must become mainstream in the post-COVID-19 future.


Business as a transformative force

An essential element to devising a new form of capitalism is engaging businesses in the transition. As the main drivers of economic growth and centres of innovation, the post-COVID-19 future should promote more regenerative, circular, and inclusive businesses.


Changing mindset

Related to the adoption of new metrics, a necessary first step in transitioning to stakeholder capitalism is to demolish the myth of the primacy of shareholder value and realign business models with their essential purpose: serving social needs. Under stakeholder capitalism, the interests of a plurality of actors orient business models, and measures beyond financial performance (e.g. consumer satisfaction, carbon emission, the extent to which production and growth is decoupled from resource exploitation[2], community development, etc.) determine the success of the company.





Invest in company capacity

Once businesses align their operations with their social purpose and cease to distribute their profits among shareholders, they may find that they have resources left over to re-invest in their companies - training programs, infrastructure, benefit packages for employees, among others (VI). During the pandemic, businesses that had invested in their internal capacities through employee re-skilling programs, diversifying activities, R&D and innovation, flexible working options to support work - life balance, etc., were relatively more prepared to navigate the COVID-19 pandemic.


Regenerative & circular business models

The wellbeing of present and future societies is largely dependent on the integrity of ecosystems. Yet, present-day production cycles have brought natural resources to the brink of their capacities (see Part I). Businesses have for a long time relied on the externalization of costs to lower the price of production and maximize profits. This means that the real, non-financial consequences of production (depleted natural resources, health consequences derived from production, etc.) are projected onto society as a whole with no compensation or alleviation (VII). Under stakeholder capitalism, local communities and the environment are important voices whose interests are defended, which would ultimately drive businesses to assume, compensate and reduce the socio-ecological costs of production.


A further issue is that present-day consumption and production cycles are gravely incompatible with natural regeneration processes. The former greatly exceed the latter and consequently exalts ecological crises. “In 2019, over 92 billion tonnes of materials were extracted and processed, contributing to about half of global CO2 emissions. The resulting waste – including plastics, textiles, food, electronics and more – is taking its toll on the environment and human health” (VIII). A circular and regenerative economy would correct these incompatibilities through a more efficient, innovation-led use of existing resources, capable of harmonizing production processes with those of nature; and reducing waste by recuperating discarded goods and by-products of production for future production. Reforming businesses along these lines is not only possible, but also highly desirable; according to the World Economic Forum, “Shifting the energy and extractives socio-economic system to circular and resource-efficient models can lead to $2.3tn in business opportunities and 30 million jobs by 2030, and working with nature in the infrastructure and built environment system can generate a total of $3 trillion business opportunities and 117 million jobs by 2030” (IX).


Despite the challenge of harmonizing pandemic recovery plans with our ambitions for a better future, the COVID-19 pandemic has made it a very real possibility. The urgency of the present moment must not disguise the uniqueness of the opportunity standing before us. Economies, public sectors, and social systems must be re-built, based on new ideas of prosperity; inclusiveness, sustainability and resilience can and must be entrenched into the design of new systems. It is a task that engages all sectors and all peoples. We cannot wait for the next pandemic to make it happen.


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