È così diverso, il nostro paese. Borghi di montagna arroccati e piatte città di mare, centri storici che si estendono per chilometri e chiese immerse nel nulla. Decine di diversi sistemi di raccolta rifiuti. M., un’amica del mare che abita in Toscana, è veneta e viene al mare qui, in Emilia-Romagna, si domanda il perché debba imparare ogni volta che cambia regione un sistema nuovo. Nella mia stessa città, Bologna, la modalità di raccolta varia da quartiere a quartiere. Per non parlare dei comuni della città metropolitana che hanno sistemi variegati e differenti.
Cassonetti interrati, porta a porta, colori diversi a seconda della zona, multimateriale o meno.
Mi sono domandata, nel vagare per il mio Paese quest’estate, il perché di queste differenze e quale sistema funzionasse meglio.
Contesto Storico
Il problema della raccolta dei rifiuti non nasce per ragioni strettamente ambientali ma per problemi di igiene urbana e decoro: non molto tempo fa i rifiuti urbani erano infatti costituiti principalmente da scarto biodegradabile. Una prima forma di raccolta differenziata viene creata durante la seconda guerra mondiale, con la necessità di recuperare la massima quantità di risorse possibili per sostenere lo sforzo bellico e in accordo con le politiche autarchiche del tempo.
Nel ‘72 le competenze vengono trasferite alle regioni, che si trovano immediatamente in emergenza e ricorrono a misure eterogenee ed affrettate nell’affrontare la crescita vertiginosa dei rifiuti urbani degli anni ‘80-’90, dovuta ad un uso sempre crescente di materiali non biodegradabili, plastiche e imballaggi usa e getta, sempre più economici e diffusi (1).
La competenza è diventata regionale per realizzare i principi di autosufficienza e prossimità nello smaltimento dei rifiuti urbani ed evitare il movimento degli stessi: l’Unione Europea, che ha competenze in materia, non impone un livello a cui applicare la normativa sui rifiuti, e richiede solo che tali piani, anche se regionali, coprano l’intero territorio dello Stato. Una qualche regola generale per aiutare i cittadini e migliorare i servizi potrebbe però essere utile (dal più semplice uniformare il colore dei cassonetti ad una base di regole comuni per incentivare la raccolta differenziata in quelle regioni in cui funziona peggio).
Nel 1997 il decreto Ronchi, in seguito ad una direttiva europea, tenta per la prima volta una riorganizzazione legislativa in materia, introducendo obiettivi di raccolta differenziata e rendendo prioritario il riciclo; il contesto europeo e le direttive sui rifiuti contribuiscono poi alla formazione della legislazione attuale in materia di raccolta dei rifiuti. La direttiva europea 2008/98/CE, in particolare, oltre a stabilire l’importanza della raccolta differenziata e introdurre obbligatoriamente quella di carta, metallo, plastica e vetro entro il 2020, impone standard di quantità, qualità e di praticabilità. La stessa norma impone poi la raccolta differenziata dei rifiuti organici entro il 2023, poiché è stato verificato che introducendola si migliora la qualità delle altre frazioni raccolte (2).
Cosa funziona meglio
È legittimo quindi domandarsi cosa funzioni meglio per raggiungere gli obiettivi quantitativi e qualitativi di raccolta differenziata importanti per ridurre i problemi ambientali collegati alla produzione dei rifiuti.
È meglio diffidare delle verità assolute: ogni contesto di produzione di rifiuti urbani ha delle caratteristiche urbanistiche e demografiche particolari e ogni luogo ha caratteristiche morfologiche e climatiche che richiedono sistemi diversi. Inoltre, se ci fosse una coscienza ambientale perfetta i sistemi sarebbero probabilmente equivalenti.
Esistono però delle evidenze che dimostrano la diversa efficacia dei vari sistemi.
Sono quattro i sistemi principali di raccolta differenziata dei rifiuti: porta a porta di singoli materiali, porta a porta multimateriale, cassonetti stradali e isole ecologiche.
Questi sistemi spesso coesistono e sono più o meno efficaci a seconda del tipo di materiale raccolto: uno studio della Commissione Europea del 2015 dimostra come la maggiore quantità di rifiuti di carta si ottenga con la porta a porta del singolo materiale (30 kg contro i 12 kg recuperati dai cassonetti per abitante in un anno in Europa), stessa conclusione per plastica (9kg contro 7kg dei cassonetti) e umido (20kg contro 19kg in cassonetti). Per il metallo è preferibile la porta a porta multimateriale (3 kg contro i 2 kg dei cassonetti) Per il vetro, invece, la maggiore quantità di differenziata a livello europeo si ottiene con i cassonetti (12 kg contro 6kg della porta a porta) (2).
In Italia
In Italia la raccolta porta a porta è la più utilizzata per carta e umido. Per plastica e metallo il più diffuso è la multimateriale mentre per il vetro si utilizzano soprattutto cassonetti. Il sistema italiano riflette quindi quasi completamente ciò che lo studio dimostra essere il modo migliore per raccogliere e differenziare.
Nel 2018 si sono differenziati, in ordine di quantità, umido, carta, vetro, plastica e metallo, per un totale del 58,1% dei rifiuti urbani, superiore all’obiettivo europeo al 2025. Il trend è in crescita e, tra il 2017 e il 2018, si è visto un aumento del 2,6% (3). Nello stesso periodo la raccolta porta a porta è cresciuta del 4% (4).
Nel 2017 la maggior percentuale di raccolta differenziata si trova nei comuni tra i 2.000 e 10.000 abitanti (62,7%), seguita dai comuni fino ai 50.000 abitanti (58,8%). Le percentuali minori si trovano invece nei comuni dai 50.000 abitanti in su (51,7%) e nei comuni centro di città metropolitane (40,9%).
Minore il numero di abitanti, migliore la qualità della gestione dei rifiuti: nei centri più popolati il sistema di raccolta è necessariamente più complesso e può portare a difficoltà nell’introduzione del porta a porta, modalità comunque più efficace per la maggior parte dei materiali.
La percentuale di famiglie molto soddisfatte dal servizio di raccolta porta a porta è, infatti, più alta nei piccoli centri (30,7% dei residenti in comuni tra i 2.000 e i 10.000 abitanti si dichiarano molto soddisfatti del servizio) rispetto alle percentuali basse dei centri urbani maggiori (17,9% residenti molto soddisfatte del servizio porta a porta) (5).
Nonostante il basso grado di soddisfazione anche nei grandi centri urbani il sistema porta a porta resta generalmente il più efficace: nei 28 capoluoghi di provincia in cui il 70% delle famiglie sono servite da porta a porta le percentuali di differenziata sono notevolmente maggiori (61,9%) rispetto ai capoluoghi in cui il 70% dei cittadini vengono servite da cassonetti (52,2%) (5).
Per quanto il sistema italiano possa essere complesso e variegato, grazie all’impulso dell’Unione Europea, al tentativo di coordinamento e in seguito ad un aumento della consapevolezza ambientale, il trend di raccolta differenziata è in crescita. È anche in crescita la percentuale di famiglie servite dal sistema porta a porta, sistema dimostratosi migliore nel ridurre gli impatti della maggior parte dei rifiuti urbani.
Tutto questo riguarda però solo il momento di raccolta differenziata dei rifiuti mentre sono fondamentali anche il momento precedente di prevenzione, per produrre meno rifiuti, e lo step successivo di recupero e riciclo, in modo che i rifiuti possano effettivamente diventare risorsa.
Referenze:
(1) T. Berlenghi. (2018). Storia del Diritto Ambientale. Primiceri Editore.
(2) European Commission. (2015.) Assessment of separate collection schemes in the 28 capitals of the EU- Final Report (070201/ENV/2014/691401/SFRA/A2). Bipro, Copenhagen Resource Institute.
(3) Centro Nazionale dei Rifiuti e dell’Economia Circolare. (2019). Rapporto Rifiuti Urbani,
edizione 2019 (pubblicazione ISPRA n. 313/2019). Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA).
(4) Istituto Nazionale di Statistica (Istat). (2019). Raccolta Differenziata dei rifiuti: comportamenti e soddisfazione dei cittadini e politiche nelle città, 2017-2018.
(5) Tavole in allegato a Istituto Nazionale di Statistica (Istat). (2019). Raccolta Differenziata dei rifiuti: comportamenti e soddisfazione dei cittadini e politiche nelle città, 2017-2018.
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